Cronache dal Pd milanese. Gioia e corruccio

Lo sapete chi è stato eletto segretario provinciale provvisorio (ossia in attesa del congresso) del Pd milanese? Risposta: Giovanni Bianchi. Sì, l’ex presidente delle Acli e del Partito popolare. Immagino l’obiezione: e questo sarebbe il nuovo? Obiezione accolta solo in parte. Non solo perché modernità mentale e anagrafe non coincidono. Non solo perché, essendo stato eletto segretario lombardo il trentenne Martina, un "grande vecchio" provvisorio su Milano ci può star bene. Ma perché la soluzione immaginata prima che si arrivasse a Bianchi era davvero quanto di più antico e asfittico potesse immaginarsi. Un bell’accordo stretto da mesi tra le precedenti segreterie di Ds e Margherita, deciso già prima che si facessero le primarie, per spartire le cariche cittadine secondo provenienza. Un diesse alla regione, un margherito (anzi: un popolare) alla provincia, un altro diesse (di altra corrente) alla città. Caselle da riempire poi mica secondo criteri di pubblico prestigio, come sarebbe doveroso per un nuovo partito che presenti il proprio biglietto da visita alla capitale del nord; ma da riempire secondo princìpi di fedeltà personali. Una minestra concettualmente immangiabile. E che però si pretendeva di fare trangugiare lo stesso agli eletti delle primarie, imponendo loro degli accordi che nessun consesso ufficiale aveva mai nemmeno esaminato.

Per questo il fatto che il disegno sia saltato mi ha riempito di gioia. Perché vuol dire che il Partito democratico è davvero qualcosa di diverso dalla somma di Ds e Margherita. Che ha altri polmoni, altro sangue, e che non eredita supinamente alcun accordo sui nomi. Bianchi lo conosco abbastanza bene, e da tempo. E’ persona colta, pulita, non ambiziosa, mai amata davvero dai suoi più potenti compagni di vita politica (è stato l’unico ex popolare a non venire ricandidato in parlamento a causa dell’età e delle legislature fatte…). Sarà di garanzia per tutti. Semmai una cosa non mi va giù: che sia stato scelto non per i suoi meriti personali, conquistati in una lunga militanza civile e politica, ma -come si è detto troppe volte- perché "di area cattolica", a conferma che comunque c’era un accordo di spartizione. Ecco, a me che Bianchi sia di area cattolica non importa un fico secco. E dichiaro che non mi importerà mai un fico secco per nessuno se sia laico o cattolico, ex o no, ed ex di che cosa. Perché se queste cose dovessero avere per me anche una minima importanza mi trasformerei in un potenziale becchino del Pd, in un portatore sano della malattia che può ucciderlo. E spero che lo stesso pensino e vorranno dire tanti aderenti del nuovo partito.

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