Azouz. Sbatti la privacy in prima pagina

Sia chiaro: a me il celebre Azouz di Erba non è mai piaciuto. Non mi ha mai convinto, come leggo non avesse mai (e comprensibilmente) convinto i genitori di sua moglie Raffaella, trucidata con il figlio Youssef in uno dei delitti più simbolici dei nostri tempi. Non mi ha mai convinto, Azouz, anche se era -ammettiamolo- stupendamente telegenico. E anche se era bello credere alla storia dell’immigrato immacolato vittima di pregiudizi leghisti. E anche se i vari salotti televisivi di prima e seconda serata se lo contendevano, conferendogli quelle "ragioni" in più che sempre la gente assegna a chi gode di un poco di notorietà televisiva. Però questa diffidenza non mi impedisce di dire una cosa: che la trascrizione delle intercettazioni ambientali relative alla sua sfera privata-sessuale di Azouz fa veramente schifo. Certo, fanno schifo anche i contenuti delle intercettazioni. Ci fa ribrezzo a pelle, ad esempio, che lui potesse fare sesso con un’amica della moglie a pochi giorni dal delitto. Ma qual è la finalità della pubblicazione di queste "notizie"? Che relazione ha con i fatti pubblici?  Azouz è stato arrestato per traffico di droga. E ammesso che non siano coperte da segreto istruttorio, solo le intercettazioni che sostengono l’accusa penale di traffico di droga possono essere usate. Perché scodellarci i dialoghi erotici? A che titolo? Chi se ne frega di conoscerli? E come mai lo hanno fatto proprio quei quotidiani che, appena pochi giorni fa, si sono eretti a tutela dei princìpi della riservatezza e della privacy quando è esploso lo scandalo Rai-Mediaset? I giornalisti devono essere dunque protetti nelle loro conversazioni relative a comportamenti che sono pubblici a ogni effetto, mentre l’immigrato può essere sbattuto in prima pagina per i suoi comportamenti più intimi? Non si avverte un leggero senso di vergogna a praticare in modo così spudorato la doppia morale professionale?

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