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Accademiche occupazioni (e represse nostalgie)
Questa è una di quelle classiche serate in cui devo chiedere scusa per il mio silenzio di quattro giorni (mi sembra). Accidenti, quanto è difficile tenere un Blog scrivendone direttamente i post, soprattutto se si deve andare in giro come degli zingari (zingari ben pagati, lo so…). La settimana mi è stata di fatto totalmente assorbita dalle accademie e dai conservatori. Le occupazioni del conservatorio di Napoli, poi di Santa Cecilia a Roma, poi dell’accademia di Roma. E i tagli incombenti in Finanziaria. A Santa Cecilia e a Napoli sono andato a confrontarmi con gli studenti, insieme con il direttore generale del ministero. Momenti di asprezza, di indisponenza, a volte perfino di (inconsapevole) insulto. Ho reagito ogni volta che ho ritenuto giusto farlo. Ad esempio di fronte a questa frottola diffusa ad arte che i titoli di accademie e conservatori siano privi di valore legale, perché "manca la firma di Prodi" (!!!). E’ un po’ lunga la spiegazione, e so che i blogghisti non digeriscono molto le discussioni troppo tecniche sulle singole materie ministeriali. Però una domanda la faccio: ma come si fa a sostenere che una legge del ’99 non sia valida perché manca la firma di Prodi? Forse che le leggi vanno in Gazzetta Ufficiale senza tutte le dovute firme? Alla fine, dai e ridai, batti e ribatti (come avrebbe detto Nicolò Carosio nelle sue telecronache calcistiche), siamo riusciti a far capire quante idiozie vengano ammannite agli studenti da alcuni avvocaticchi che mi piacerebbe tanto incontrare in un pubblico confronto. Così come ho reagito a ogni accenno ai politici "che fanno solo chiacchiere". Eh no, amici, io ho presente che cosa si sta facendo. Mentre, al contrario, voi non sapete che cosa davvero rischiate se in Finanziaria ci sarà il taglio che incombe. Almeno vi allarmassero su queste cose vere anziché sulle panzane…
In ogni caso lascio i miei due seguenti appunti di viaggio. Primo appunto. Stupisce vedere come spesso all’origine della protesta ci sia il problema di entrare in una graduatoria di insegnamento e di supplenza. Nulla sul diritto allo studio, o sulle prospettive del sistema. Lo so, il sud, l’assenza di occupazioni alternative. Ma davvero si studia da musicisti per fare concorsi pubblici? E non è forse sul lato della costruzione di un più ampio mercato della musica che deve essere richiesto uno sforzo strategico al governo? Secondo appunto. Aspri, indisponenti, ho scritto degli studenti. Ma anche stupendamente orgogliosi delle loro ragioni, e genuinamente passionali. Perciò mi comunicavano un sentimento intenerito di identificazione. Li ascoltavo e rivedevo me giovane. Non più nella possibile veste di fratello maggiore ma di padre. Di padre che deve tacere, nulla di più straziante che mettersi a dire "ai miei tempi". Anche per averli sentiti così giovani e carichi di vita, soprattutto al Santa Cecilia, ho cercato e sto cercando di battermi perchéla Finanziaria dia loro un poco di giustizia. Speriamo bene.
Nando
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