La meglio adolescenza (con le scuse)

Ohé, ma che idea avete di me? Pensate che sia come quei tipi che quando hanno torto marcio si avvitano su se stessi, inventano nuove panzane, e continuano a ergersi a piccoli censori con l’indice che va su e giù a mo’ di monito, tipo le risposte piccate dei giornalisti alle smentite? Non sapevo (non sapevo perché su Repubblica non c’era scritto) che Pecoraro Scanio fosse o dovesse andare a Bali per un appuntamento internazionale sul clima. E quindi mi sono limitato a riportare la notizia di Repubblica e a commentare “grande”, visto che -obiettivamente- “grande” (e dall’ effetto comico involontario) era la frase così come era stata pubblicata. Tante scuse a Pecoraro, dunque. Non è umiliante scusarsi, per le persone in buona fede.

E a proposito richiedo scusa agli studenti del liceo “Tito Livio” di Milano se ieri pomeriggio non sono potuto rimanere con loro quanto avrei voluto a parlare della storia della criminalità organizzata in Italia. E in verità vi dico (tono profetico) che a me il fatto che dei sedici-diciottenni abbiano voglia di parlare e di sapere di questi argomenti in orari extrascolastici sembra un grande, grandissimo segno. Sono stati a sentire e a far domande per un’ora e mezzo filata (e, ripeto, ho dovuto interrompere di corsa l’incontro per altri impegni). Ci sarà la crisi della scuola, certo se fossi andato in un istituto professionale sarebbe stata un’altra storia; ma trovarsi con un centinaio circa di adolescenti che discutono di leggi e di Csm, di Cosa nostra e di clan cinesi, di corruzione politica e di importanza della scuola, e capire di stare dentro un loro percorso vero di formazione civile, dà forza anche per affrontare gli aspetti più deprimenti delle proprie pubbliche funzioni (ci torneremo, a proposito di un commento firmato “Sauro” che mi ha fatto assai pensare). Osservazione finale: i ragazzi avevano acquisito una loro discreta preparazione leggendo, andando a qualche incontro pubblico ma anche vedendo le fiction televisive. Da cui il mio sempre più forte convincimento che l’ultima polemica sul “Capo dei capi” sia stata davvero strumentale, incongrua, assurda. Il guaio è che, in quella fiction (“ficzion”, direbbe Cuffaro) c’era troppa verità e troppo poca fantasia. Averne,  così.

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