Ronzio di dimissioni


Sorry. Davvero spiacente. Il Blog si è chiuso misteriosamente per qualche giorno. E proprio nei giorni in cui, normalmente, riesco di più a scrivere. Grazie per avermelo segnalato tempestivamente in tanti. Per fortuna, lo ammetto, non ho ubbidito all’impulso giovanile, che è affiorato in me come in diversi amici, di gridare che il Blog era stato oscurato dalle famigerate Forze della reazione in agguato. Né avrei potuto fra l’altro concedermi la minima fuga in avanti dopo avere rimbrottato qualche settimana fa un po’ di blogghisti, partiti lancia in resta dietro Beppe Grillo nell’accusare il governo (legge Levi) di volere sopprimere la democrazia telematica (anzi, ci fu chi minacciò di conservare a futura memoria il raffronto tra quel drammatico urlo di allarme democratico e la futilità degli argomenti tratta nello stesso giorno da me medesimo). Nessun oscuramento. Non posso fare l’eroe della democrazia umiliata e offesa, del Blog chiuso da un pirata dei servizi segreti dopo un post su B. Questioni tecniche, mi dicono. Pure questioni tecniche.

E dopo il silenzio vi dovrei raccontare di tante cose, perché tutto si accelera e confonde nella politica e molte cose continuano a farsi al Ministero. Grande incontro a Rimini, ad esempio, dove il polo universitario (che dipende da Bologna) promette di diventare un’ottima sede per sperimentare alcuni dei princìpi fissati nella nuova legge sul diritto allo studio, consegnata alle Regioni in questi giorni per un primo parere. In quale città infatti si può provare a tenere alto il valore di una borsa di studio grazie a un contesto in cui la vita costa poco, in cui si sperimentano nuove e più flessibili forme di ospitalità (non tutti gli studenti chiedono un letto per l’intera settimana), in cui ci sono molte opportunità ricreative e culturali e si può promuovere un sistema di scambi internazionali? In diversi posti. Ma a Rimini forse più che altrove, perché la città non è una sede universitaria intasata e consente a chi voglia elaborare una strategia d’avanguardia degli spazi di intervento notevoli. Vi dirò ancora, per esempio, dell’incontro con i direttori e i quadri amministrativi dei Conservatori di tutta Italia a Trieste, andato benissimo. E dei giri faticosi fatti tra gli studenti per ridire loro che è una frottola quella che gli stanno raccontando: ossia che il loro titolo di studio sia carta straccia. Prima di Natale decreti e circolari ridiranno ciò che la legge già dice o saneranno alcuni casi particolari prodotti (come sempre) dall’incrocio di situazioni anagrafiche e cambiamenti legislativi. E prima di Natale saranno finalmente varati i nuovi ordinamenti didattici di accademie e conservatori.

Si fa, si fa. Anche se, lo confesso, inizia a ronzarmi in testa l’idea di chiudere le cose che ho preparato e di dimettermi. La Spagna viaggia più di noi. E ci credo! Qui abbiamo burocrazie ministeriali che ti costringono a spendere mesi e mesi per prendere decisioni e fare provvedimenti, quando basterebbero pochi giorni. Qui si tagliano i fondi a cultura e ricerca perché, diversamente dai camionisti, non possono mettere in ginocchio l’Italia; ma senza di loro, cultura e ricerca, è l’Italia che finisce in ginocchio. Meno visibilmente ma più durevolmente. Non credo giusto, ancora, avere delle responsabilità ma non i poteri necessari a esercitarle. Mi interrogo. E so le critiche, oh se le so, qualunque sarà la mia decisione. Se resto è perché sono attaccato alla poltrona. Se vado è perché non ho la forza di affrontare le difficoltà e abbandono la nave in tempesta. Mi affiderò alla coscienza. Che i giorni di Natale mi portino consiglio. 

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