Benazir, Carla, Emma. I volti della politica

Tra le mille notizie di cronaca nera dei telegiornali natalizi (ma che giornalismo è quello che per Natale non sa trovare una terza via tra il Vaticano e le immagini di morti sgozzati e carbonizzati?), è arrivata purtroppo una notizia vera, di quelle che scuotono. Hanno ucciso Benazir Bhutto, la leader dell’opposizione in Pakistan. Sconvolgente. Avevo sempre fatto il tifo, se così posso dire, per questa donna. Che mi era apparsa riunire in sé il cammino di liberazione della donna e la lotta per la democrazia. Ancora una volta i terroristi mi fanno schifo. Che li mandi sotto mentite spoglie un potere autoritario o che li mandi avanti qualche gruppo  di fanatici religiosi. Se penso che la terra è in gran parte nelle mani dei fanatici dell’ordine occidentale, dei dittatori da terzo mondo e dei fanatici religiosi, mi vengono i tremori ai polsi. E credo che le nostre valutazioni su ciò che accade, sui meriti e sulle colpe di un governo, dovrebbero partire proprio da qui; da che cosa si fa sulla scena internazionale, dal "se" e dal "come" si costruisce uno spazio sempre maggiore sottratto a quelle tre sciagurate categorie di potenti.

Perché né fuori né dentro i nostri confini abbiamo la possibilità di farci un mondo a nostra immagine e somiglianza. E quindi il metro per misurare un Prodi, per esempio, è quello degli spostamenti possibili che sono stati compiuti in un anno e mezzo dentro l’immenso viluppo degli interessi e degli equilibri trovati dentro e fuori. In sintesi: lo so, lo so bene, ci potrei fare una lezioncina, che cosa è mancato a questo governo. Ma i dati ricordati oggi in conferenza stampa -il deficit portato al 2 per cento (dunque dimezzato) e la disoccupazione più bassa degli ultimi venticinque anni- non mi sembrano bruscolini. Specie se vengono associati, appunto, alla fine della follia berlusconiana in politica estera. Ora la difesa del potere d’acquisto e la riduzione delle tasse su salari e stipendi -ossia le promesse per il 2008- sono davvero il secondo passo urgente.

Aggiungo che mi è piaciuto il riferimento all’impegno contro la mafia, soprattutto mentre imperversa la polemica sulla grazia a Contrada. Bene ha fatto Napolitano a frenare in proposito. Su terrorismo, mafia e pedofilia si era sempre detto che non si facevano sconti, non è vero? Ho già detto che condivido il grido di indignazione dei  Borsellino. E spero che, se un detenuto è malato, si faccia con lui come con gli altri detenuti malati. Non c’è bisogno di dare la grazia per essere umani. Trovo solo pazzesco pretendere di fare coincidere le due cose.

Mi è piaciuto anche il modo in cui Romanino ha risposto a Dini che minaccia di fare cadere il governo al Senato al buio. Alla Camera, ha ricordato, abbiamo una larga maggioranza. E dunque se si facesse un nuovo governo a misura di Senato, poi non passerebbe comunque dall’altra parte. Morale: a che gioco si vuol giocare?

Ultima nota su Sarkozy. Che si fosse messo con Carla Bruni, devo confessarlo, lo aveva fatto salire assai nel mio personalissimo punteggio. Che però esibisca la sua nuova compagna con modi e senso istituzionale berlusconiani, come ha notato (a nostro disdoro) la stampa francese, me lo ha fatto precipitare come si va giù nei sogni. Solo che, per tornare al Pakistan, queste sono le polemiche da privilegiati che ci possiamo permettere nei paesi ricchi e democratici. Altrove si combatte su ben altro. Per questo sia resa lode anche al nostro governo e soprattutto alla mia compagna bocconiana Emma Bonino per la battaglia vinta sulla pena di morte. Speriamo che almeno su quel piano si cambi per sempre.

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