Nuovi patriottismi. A proposito di Alitalia

Alitalia Alitalia. L’italianità, l’italianità. La compagnia di bandiera, la compagnia di bandiera. Ma che bel dibattito. Il fatto è che volare, viaggiare, sono attività che svolgiamo, con gli scopi più diversi, perché qualcuno ci offre un servizio: un servizio che ci consente -appunto- di volare, di viaggiare. E di farlo a certe condizioni. Di prezzo, di orario, di comodità, di rispetto del nostro tempo e dei nostri progetti di vita, ecc. Ecco, io credo che bisognerebbe partire da qui per decidere, ogni volta che si parla di trasporti. Dal punto di vista del consumatore. Gli altri si accomodino dopo. E’ da almeno venticinque anni che sento parlare del rilancio e delle ricapitalizzazione di Alitalia. Che vedo alternarsi nomi di (presunti) grandissimi manager che, come geni della finanza e del mercato, la rimetteranno in salute. Ed è da almeno venticinque anni che mi viene il sangue marcio con i voli soppressi senza preavviso, con i ritardi di un’ora-due ore sulle rotte più normali, con le fandonie sul "traffico aereo" su Linate (anche nell’anno in cui c’erano quasi solo i voli Milano-Roma e Roma-Milano!), con quell’avviso folle, da film comico, che in nessun paese del mondo oserebbero dare, secondo cui non si può partire "perché non è ancora arrivato l’equipaggio". Sono ben consapevole che abbiamo fallito in quasi tutti i settori industriali di peso, dalla chimica all’elettronica. Ma questa non è una buona ragione per tenere orgogliosamente in vita una compagnia che ha raggiunto questi livelli di inefficienza (e non solo di indebitamento). Arrivano i francesi? Se funzionano meglio, benissimo. Il mercato (il vero mercato) è anche questo, baby, l’assenza di rendite di posizione e di fatturati per grazia ricevuta. Ci sono compagnie minori, su rotte limitate, che non fanno ritardi e non sopprimono i voli come fa "la compagnia di bandiera" (vedi oggi la lettera di una signora su Repubblica, roba da diventar pazzi). Dunque vuol dire che si può.

E poi chiedo: ma davvero ci preme tanto l’italianità? O l’italianità preme a partiti e sindacati per avere un carrozzone da mungere per favori, per imporre la grande Malpensa a Varese perché la vuole la Lega, per assumere in massa a Roma, per spuntare dal governo piccoli assurdi privilegi per questa o quella categoria, eccetera eccetera? Anzi, sapete che vi dico? Che con l’esperienza che ho fatto dei nostri treni, che uso più di ogni altro mezzo, con i vagoni che viaggiano da Genova a Milano al buio, con gli eurostar sempre in ritardo, con le ore di ritardo dei treni a lunga percorrenza, con quei trabiccoli che al sud hanno la faccia di chiamare e di far pagare come eurostar, se arrivassero i danesi o gli olandesi a prendersi anche Trenitalia sarei contento. Altro che pensare solo ad aumentare il costo del biglietto. E accidenti, la globalizzazione mica deve valere solo per fare i traffici di esseri umani…

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