Cari blogghisti, non vi auguro successi…

Ed eccoci alla fine dell’anno. Quali sono gli eventi che ti hanno più colpito? I sette operai morti a Torino per risparmiare sull’antiincendio. L’assassinio di Benazir Bhutto. Non so se sono condizionato dalle ultime cose che ho visto. Dimenticavo: il ragazzo gay impiccato in Iran. Ma vado a memoria, e se avessi qui davanti una raccolta di giornali mi verrebbe in mente una quantità di cose da mettere in imbarazzo. Non ripasso la cronaca macabra; quella ce l’abbiamo tutti negli occhi e nelle orecchie perché ci hanno tempestato, martellato, triturato da tutte le parti. Io se fossi Petruccioli darei ordine alla Rai di non organizzare più nessuna trasmissione, di alcun tipo (se non di inchiesta), sui delitti in famiglia o d’amore o di vicinato. E magari di farci conoscere di più i contesti in cui avvengono altri delitti di cui nulla sappiamo, e che ci vengono spicciativamente descritti come "regolamenti di conti".

In ogni caso allegria! E’ la sera del 31, fioccano gli auguri, anche i più assurdi (poco fa un tale firmato Riccardo Guido, che non so nel modo più assoluto chi sia, mi ha mandato sul cellulare "coperto" una fesseria cosmica che mi è sembrato ambisse a essere una fantastica battuta; approfitto qui per complimentarmi con chi fa commercio dei numeri riservati…). E ci si prepara a stare con gli amici. Ogni tanto penso che la notte di Capodanno andrebbe trascorsa da soli in riva al mare, magari con un figlio o un nipote accanto per raccontargli tutto ciò che si è visto, come per trasmettere il senso della storia dentro il tempo che scorre. Poi penso alla faccia da supplizio del poverino e mi convinco che è meglio farlo da soli, e raccontarsele a se stessi, le cose. Che poi è un po’ quello che sto facendo riordinando le carte di casa. E trovandomi tra le mani ora una foto di mio nonno consegnatami da qualche maresciallo in pensione, ora la lettera di un amico sparito nella disperazione di un suicidio, ora la vignetta irresistibile regalatami nel mezzo di un movimento di protesta, ora l’appunto preso in una riunione della Rete, ora la scaletta di un intervento in Parlamento (lo confesso: mi sono stretto la mano da me medesimo rileggendo l’intervento in rima fatto al Senato contro la legge Pecorella). Ricca è la vita, e sa il cielo come faccia a contenere la massa infinita di sentimenti e di fatti che la segnano. Auguro di cuore a tutti i blogghisti, i più affezionati ma anche i meno, di incominciare un anno che valga la pena di vivere. Auguro serenità, felicità (ogni tanto  arriva, ma è tale appunto perché è rara), soddisfazioni. Mentre non auguro "successo" a nessuno; non per cattiveria o per invidia ma perché non se ne può davvero più. Ma come si fa ad augurare "successo" negli sms? E chi non ce l’ ha (ossia la maggioranza delle persone normali) che deve fare, buttarsi dalla finestra? Ecco qua come il linguaggio che usiamo cambia il modo in cui misuriamo la realtà, e ce ne trasforma il senso sotto gli occhi senza che ce ne accorgiamo…

Auguri a voi tutti: che brindiate con gli amici in una casa, o che decidiate (chi può) di fare una passeggiata sulla spiaggia, o che usciate all’aperto a guardare le stelle di montagna, o che leggiate il libro regalatovi a Natale da un figlio o un amico (ma non sono proibiti né mogli e mariti, né fidanzate e fidanzati, né amori segreti), o che parliate tutto il tempo con una persona cara, o che la pensiate fino ad addormentarvi. O che, stanchi di quest’anno, ve ne andiate a letto prima di mezzanotte. Domani è davvero un altro giorno.

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