Nostra nemica la neve. A proposito di spazzatura

Neanche la neve ci sappiamo godere più. Ma come, il cielo ci fa questo meraviglioso regalo di imbiancarci Milano. Ti svegli e te la vedi fuori dalle finestre candida e soffice, senza rumori. Irreale, fiabesca, con gli alberi e i giardini innevati come negli almanacchi di Paperino di una volta, quelli dell’edizione speciale natalizia. Anche il presepe casalingo sembra che abbia un altro respiro. Capita una o due volte l’anno. E ogni volta si rivà con la memoria a quella nevicata dell’85 che rese questa città più bella di Praga, non bastò il volontariato dei liceali a spalarla in due giorni. Capita per di più, in questa occasione, in giorni ancora quieti, con gli uffici semichiusi e i tram vuoti. Perfino l’Esselunga, dove sono andato per riempire le calze dell’Epifania per i Gracchi (già…golie e cioccolatini per tenere vivo il filo che ci unisce ai tempi della loro infanzia), perfino quella aveva code brevi. Insomma, in queste condizioni un po’ di neve si può tenere, no? Fare i camminamenti, mettere il sale, ogni cautela, d’accordo; ma perché farsi un punto d’onore di sbaragliare la neve? Bene, bravi, bis. Via, subito via nostra nemica la neve e teniamoci invece da quattordici anni l’amica spazzatura, le montagne di spazzatura. Lo so, si rischia di essere demagogici a fare questi accostamenti, ma un nucleo di verità urticante c’è. Proprio sì che c’è.

E a proposito di spazzatura a Napoli e in Campania. Provo una profonda ripugnanza per il rilievo che viene dato a due temi che mi sembrano inventati apposta per produrre fratture o alleanze politiche artificiose: l’aborto e la legge elettorale. Si resta increduli. Sembra quasi che ci sia un potentissimo rabdomante che per conto del circo politico-mediatico si mette alla ricerca dei temi che nessuno si sognerebbe di tirar fuori e poi ce li rovescia addosso. Che diavolo vuol dire rilanciare oggi una campagna che venne già sconfitta in parlamento e in un referendum popolare e che non si trascinò dietro nemmeno la Dc degli anni settanta (oh, dico, trent’anni fa!)? E che diavolo significa riprendere lo scontro sui modelli elettorali? Ma perché non si dice chiaro che in ogni caso se si dovesse mai sciogliere il parlamento si torna diritti -minimo minimo- al Mattarellum, ossia alla legge del 2001? Lì almeno la persona del candidato era decisiva per alcune centinaia di collegi. E quanto ai "paracadutati", basta accordarsi sulle primarie. Davvero dobbiamo andare a cercare con il lanternino come dividerci, come litigare?

A me piacerebbe che ci fosse uno scatto di orgoglio. E un bel giuramento collettivo: tempo un anno si chiude la vicenda della spazzatura campana. Con verifiche mensili dei passi avanti compiuti. Senza guardare in faccia nessuno, proprio nessuno, ministro, governatore, imprenditore o camorrista che sia. E invece guardando molto in faccia tutti gli euro che si spendono per quel capitolo. Ma state pur certi che, se mai quel giuramento (o parola d’onore) dovesse esserci, magari proprio quando siamo vicini al traguardo, ecco che arriverebbe il rabdomante "de noantri" e ci farebbe parlare e di nuovo dividere, che so, sull’eutanasia. Mica come tema discreto e umano, ma come  bel, succulento tema ideologico-religioso. Già, perché noi quello amiamo, in fondo. In quello sguazziamo. Sicuri che non siamo più paese di guerre di religione, che non siamo più il paese di Galilei e di Giordano Bruno? O che, a sinistra, non siamo più l’Italia che si dilaniava per finire nelle fauci del re straniero?  

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