Epifania, violenze e l’urlo su Trenitalia


Epifania che tutte le feste si porta via. Un sapore di nostalgia indefinibile che accompagna quest’ultima sera, sapendo che poi si smonta tutto, presepi, albero, e che tutto tornerà tra un anno, ma non sapendo che cosa accadrà da qui ad allora, ché tante volte ne abbiamo fatta esperienza..E dunque cercando di fissare nelle retine e nella memoria le tracce di felicità che abbiamo vissuto. Belle, dolci; nuove, perché nuovi in fondo siamo anche noi nel tempo che passa, se sappiamo rovistarci dentro e osservare le creature che ci stanno intorno.

Nuovo è, anche, e soprattutto deve essere il partito democratico. Almeno questo ho cercato di sostenere in una assemblea regionale a cui sono andato ieri nelle Marche, a Jesi, ospiti di una struttura agrituristica che si chiama Mynonna. Una assemblea bella, affollata, dove per la prima volta ho avuto la sensazione di vivere in uno spazio politico in costruzione e non in un catino preconfezionato a uso mediatico. Ha voluto e organizzato tutto Marina Magistrelli, senatrice di Ancona, avvocato. La classica figura politica che il grande pubblico non vede mai ma che sarebbe utile che conoscesse. Si chiede ai politici di fare cose concrete, di occuparsi dei problemi quotidiani della gente? Ecco, lei, forte di quanto ha visto esercitando la sua professione, si è data da fare per aumentare le pene per l’omissione di soccorso (stradale, in particolare) e per dare più protezione alle donne che subiscono molestie, specie quelle molestie che sfociano poi nelle violenze, o le accompagnano come strumento di intimidazione permanente. L’altra sera mi ha fatto piacere, alla fine di una bellissima (anche se agghiacciante) trasmissione di Rai 3 sulla violenza sulle donne, sentire Carofiglio spiegare, in qualità di magistrato, che da poco le donne hanno una protezione (ancora insufficiente) in più contro questo tipo di molestie. Be’, lo si deve a lei, e ho provato l’orgoglio di averle dato una mano nella scorsa legislatura dopo che mi aveva sensibilizzato sui casi di cui aveva dovuto occuparsi.

Ecco, mi piacerebbe un partito democratico impegnato a costruire una nuova cultura politica e civile (questo era il tema della mia relazione) e al tempo stesso a  lavorare alacremente sulle tante piccole forme di ingiustizia su cui, di fatto, non si fatica a trovare una maggioranza parlamentare e su cui però pochi si impegnano perché… sono questioni che non danno visibilità (mannaggia a chi ha inventato questa parola…).

A proposito di politica e di gggente, sentite questa. Ieri, appunto per andare ad Ancona, ho preso il treno da Milano alle sette e cinque del mattino. Fuori c’era il gelo. Il guaio è che, come accade quasi sempre a quell’ora, c’era il gelo anche nella carrozza, gelo vero, non per dire. Quando è passato quello che vendeva i caffè, una ragazza slava ha chiesto (scambiandolo per uno del personale ferroviario) come mai la carrozza fosse così gelida. Risposta: è colpa del ministro dei trasporti, che ruba. Roba da pazzi, si può dire?, di fronte a cui non è ammessa alcuna condiscendenza, e rispetto a cui finisce per essere complice anche la canonica esortazione "chiediamoci come mai". Dopo cinque minuti è passato il controllore, la ragazza ha rifatto la domanda, il controllore molto gentilmente ha messo le cose a posto, nel senso che con il cappotto addosso si poteva campare. Esemplare: diamo la colpa al ministro (ladro!) e la colpa è ai livelli più bassi. Ci vuole molto a controllare la temperatura in dieci carrozze quando si parte o prima della partenza? Ecco, l’episodio mi è sembrato una splendida metafora di questo paese. Dove il confine tra l’indignazione civile e l’urlo da plebaglia sotto il patibolo rischia davvero di non vedersi più.

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