Vita da Blog. Qui è Rodi… A voi le quattro strade

Che fare del Blog? Riassumo, per l’ultima volta, i termini della questione. Ho scelto tempo fa (quasi due anni fa) di dare vita a questa esperienza. Il perché l’ho detto mille volte: gli amici, il tenersi reciprocamente informati, il raccontarsi, confrontarsi ecc. Ho trovato molti nuovi amici. Firme per me senza volto, ma di cui quasi conosco la storia, di cui afferro la sensibilità, che ascolto volentieri, anche quando mi pongono problemi. Insomma, un blog diverso. Un blog che aborre le invettive becere, di cui siamo strapieni e stufi marci. Un blog non teleguidato. Non fatto di testi di interventi ufficiali o di comunicati stampa. E neppure scritto per mio conto da qualcuno. Ma l’unico blog, che io sappia, di un membro di governo che scrive riflessioni e racconta fatti non pensando alle agenzie stampa ma ad anonimi interlocutori (per questo, d’altronde, non c’è mai la polemica politica spicciola). E’, culturalmente, una soddisfazione. Che vale la mezz’ora quotidiana che devo strappare (tra scrivere e leggere) alle mie giornate, che qualcuno pensa dedite a ozi sibariti, ma che sono intense e a volte senza fine. Però…

Però, nonostante gli appelli miei e di tanti blogghisti, questo spazio viene usato spesso per molestare o per insultare. Due esempi recenti. Il primo. Racconto la scena macchiettistica (e tragica) di un inserviente del caffè in treno che, richiesto di spiegazioni sul gelo nella carrozza alle sette del mattino in gennaio, risponde che è colpa del ministro dei trasporti che ruba. Naturalmente basta girare un bottone e il riscaldamento aumenta, come dimostra il controllore poco dopo. L’osservazione sul fatto che in questo paese si scambi per indignazione civile l’urlo plebeo viene tradotta così da Andfaedo: “Se l’Italia non va, è colpa dei cittadini, non dei governanti”, firmato, dice lui, Nando dalla Chiesa. E insiste, con altro post: “Prima di difendere le ferrovie e il ministero, fai il pendolare tutti i giorni con i treni poi ne riparliamo”. Ora, amici, questi -concettualmente parlando- non sono opinioni, sono rutti. Anche un imbecille capisce che non ho detto quel che mi viene attribuito. E in treno ci vado, specie sugli interregionali, da una vita, tanto che con le Ferrovie sono furibondo, come chiunque legga il Blog sa con certezza, altro che difenderle. Ecco, io apro casa mia a gente che ha opinioni diverse, che si accalora e a cui ogni tanto può scappare una parola in più. Non a chi suona alla porta, rutta in faccia a me e ai miei ospiti e poi scappa per le scale. Secondo esempio. Il Tar della Lombardia certifica, una volta di più, l’equipollenza di accademie e università? Dice a Bocconi, Cattolica, Iulm che Brera fa parte del loro stesso sistema? Fillmess, che vorrebbe esprimere il “disagio” delle Accademie, non fa salti di gioia, non dice “che bella notizia,lo dirò subito a tutti”. Ma quasi se ne duole, perché gli sfugge di mano la materia della contestazione. E dice: e il ministro? E la legge allora? Non capisce che la legge, nel passo da lui citato, parla delle equipollenze orizzontali (per capirsi: economia e commercio e scienze bancarie), non del livello dei titoli di studio. Richiama un decreto di Mussi e Fioroni che ha tutt’altro argomento, ossia le supplenze nelle scuole. Che senso ha discutere con queste persone? Nessuno. Non perché abbiano opinioni diverse. Ma semplicemente perché, come direbbe Travaglio di certi giornalisti, amano che i fatti non disturbino le loro opinioni.

E allora. Vedete, le più grandi sconfitte di questo Blog sono le seguenti. Anzitutto -ed è sconfitta collettiva-  sempre più incontro amici che mi dicono che saltano a pie’ pari i commenti, perché non ne possono più. Sembra Radio radicale di una volta, mi dicono, o un taccuino di frustrati a cui tu tieni aperti i fogli, chi te lo fa fare. L’altra (perdonatemi….) è che, a mia insaputa, sia dovuto intervenire a difendermi mio figlio. Il quale -lo conosco bene- mai e poi mai dichiarerebbe il suo rapporto di parentela con me di propria iniziativa. Se lo ha fatto è perché sapendo (più che vedendo…) qual è la mia vita e come mi dedico alla politica (che sia il mio lavoro o meno, lui mi conosce da prima che entrassi in parlamento), non ha resistito. E ha fatto una cosa contro natura, si è dichiarato. Ma questo vuol dire che il Blog non è proprio un mondo normale, e che in certi momenti rischia di essere come la peggiore tivù spazzatura. Chiuderlo? Sì, sì senz’altro, se le alternative non sono tecnicamente percorribili. Con mio dispiacere. L’avevo progettato in un certo modo e poteva pure riuscire. E in questo sistema dell’informazione era una piccola nicchia un po’ diversa. Certo non lo tengo così sol perché ..anche gli altri blog sono così. A me non importa un fico di quel che fanno gli altri blog e se ci si insulta o ci si bestemmia o ci si fanno gli sfoghi demenziali. Non sono un conformista, non ho mai fatto le cose solo perché così le fanno gli altri. Fra l’altro, dovessi regolarmi come gli altri, direi subito che nel tempo di tre post scrivo un articolo sull’Unità, che viene letto da un pubblico venti volte maggiore.

Vediamo dunque le alternative alla chiusura. Sono tre: 1) o (come mi è stato suggerito) l’inaugurazione di uno spazio separato, su cui cliccare, intitolato “Insulti e molestie”, ove di volta in volta vengono inseriti i commenti in armonia con il titolo; 2) o tenere solo una rubrica quotidiana su cui seguirmi, priva di commenti (d’altronde, grazie ai nostri eroi, ormai molti la seguono come se fosse così già adesso…); 3) o rifare i criteri di accesso, così da avere un bacino ampio di amici che intervengono in ogni momento quando vogliono loro e che accoglierebbe (oltre alle centinaia di amici “diretti” sparsi per l’Italia) tutti gli amici che ho incontrato in questa esperienza; e così da accogliere nuovi blogghisti di volta in volta previa una telefonata di verifica, senza più ospiti anonimi, pur con la possibilità di usare soprannomi. Insulti e molestie stanno fuori, con ampia garanzia per le diversità di opinione come è sempre stato a casa mia.

Propendo, come si sarà capito, per la terza ipotesi ma devo ancora verificarla. Scusate, ma la casa è aperta a chi la sa rispettare. E l’agorà che ho in mente io è una piazza civile, se no non ci vado. La vita quotidiana basta e avanza.

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