Da qui all’eternità. Plaza de mayo

Un giorno in pretura. Mi sono visto ieri sera tardi questa trasmissione su Rai 3. Ne hanno dette di cotte e di crude sulla scelta di trasmettere dei processi per televisione. Che i magistrati si trasformano in protagonisti, che si spiana la strada alla giustizia spettacolo, che si offrono al pubblico vicende che possono toccare anche molto in profondità la privacy delle persone. C’è del vero. A volte ho visto anch’io nei magistrati (e negli avvocati) ripresi dalle telecamere degli atteggiamenti innaturali, come uno stare in posa, fisica e dialettica, per la foto di gruppo. Ma ieri, come altre volte, mi sono convinto che questa sia davvero una grande trasmissione, animata da una grande idea, tanto più che i protagonisti devono dare comunque la loro autorizzazione. E’ stata una puntata indimenticabile. Tema: il processo per i desaparecidos italiani. Devo dire che, anche se ho seguito questa terribile, orribile vicenda per decenni, non finisco mai di indignarmi e di commuovermi. Le donne raccontavano di sé e dei propri figli (restituiti morti o mai più rivisti) nelle loro deposizioni ai giudici; e avevano dentro un dolore millenario, ogni parola che dicevano sembrava venire da profondità irraggiungibili della storia e della natura umana. Ascoltandole non sono riuscito a mormorare altro che "poverina" e "bastardi", alternando un commento all’altro, perennemente incredulo nel risentire per l’ennesima volta le stesse storie. Davvero ogni storia è viva, sempre viva, in relazione alla voce che la racconta. Mi sono scoperto per l’ennesima volta vergine anche nell’udire, una volta di più, il racconto dei silenzi vaticani. La vita e la morte, la vita la morte e il potere. Di lì si passa, senza scampo, per misurare la democrazia, il valore della libertà e anche la parola di Dio. Non mi ha disturbato neanche vedere, alla lettura della sentenza di ergastolo, una madre abbracciata al pubblico ministero. Perché vita e morte uniscono inevitabilmente le persone, confondendone i ruoli, specie nei momenti in cui i sentimenti esplodono.

Il pensiero è andato anche a chi di fronte a questa tragedia ha osato dire che "basta pensare al passato, occorre sapere guardare al futuro". Propongo agli amministratori pubblici che leggono questo Blog di intitolare una piazza alle "Madri di Plaza de Mayo" nel proprio paese o nella propria città. Appena possono. Nessuno più di queste donne lo merita.

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