Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Ci si vede al ministero. Accademie con ritratto
E così ieri al Ministero ho incontrato i rappresentanti degli studenti delle accademie di tutta Italia (più precisamente: Roma, Firenze, Carrara, Milano, Napoli, Bologna, Foggia, Lecce, Reggio Calabria, Venezia). Quasi tre ore di confronto diretto. Ed è stata una esperienza -sarò sincero- densa, mentalmente molto impegnativa e faticosa ma anche molto bella. Primo perché ho avuto finalmente la possibilità di spiegare in modo (spero!) ordinato i termini veri in cui si pone il problema del riconoscimento del titolo di studio di accademie e conservatori agli studenti. Per la prima volta senza le interruzioni sistematiche (specie di alcuni loro professori), trovandomi di fronte a una genuina voglia di capire. E ridico qui, perché repetita juvant, che il loro titolo di studio è già adesso equipollente alla laurea. Poi ho fatto loro delle promesse sui sette punti contenuti nel documento che mi è stato presentato. Promesse che intendo onorare, ovviamente, anche se so già adesso le fatiche che mi costeranno in termini di firme da ottenere e di intralci da superare, con il rischio permanente che appaia poi io quello che ritarda il mantenimento degli impegni. Ma è stata bella, come esperienza, anche perché il livello di elaborazione di molti studenti è davvero una spanna buona al di sopra dei luoghi comuni che mi sono dovuto sciroppare in questi mesi da parte dei campioni del miserere nobis, che purtroppo, mi sembra, hanno fatto qualche vittima anche tra i più giovani (ma dico: una sentenza del Tar ti dà ragione, ti conferma nel fatto che la legge che chiedi c’è già, e tu invece di saltare di gioia ti crucci? Ragazzi, ci vuole una cura di ottimismo; la predico anche dove c’è la camorra figurarsi se non la reclamo dove ci sono “solo” ritardi istituzionali e corporativismi soggettivi…).
In terzo luogo è stato bello perché questi sempre un po’ artisti sono. E quindi hanno il piacere di farti il ritratto mentre parli davanti a loro. Uno mi è stato regalato alla fine da uno studente romano: intenso, un po’ serioso, e soprattutto, come lui mi ha fatto notare, disegnato sul foglio con le loro rivendicazioni (“così se le ricorda meglio”). Infine -scusate ma vado un po’ di corsa, accidenti che giornata!- è stato bello perché in fondo l’incontro, così come ve l’ho descritto, è nato attraverso questo Blog. Quando Luigi ha scritto un commento a un mio post. Un commento lunghissimo, pieno di passione, che si distaccava al volo da alcuni altri interventi un po’saccenti e piccosi (e talora non veritieri) in materia. Gli ho chiesto di vederci al ministero con una larga rappresentanza dei suoi colleghi. E si è fatto. Il Blog è servito ad aprire i canali. E’ la prova del nove: ci si può mettere dentro di tutto ma occorre il “modo di fare”. Ricordo tanti anni fa una breve intervista a Michele Serra: che cosa la colpisce di più in una donna? Risposta: il modo di fare. Ecco, non vale solo per le donne. Vale in tutto. Saludos. E per oggi non chiedetemi di vicende giudiziarie. Mi dichiaro incompetente (mumble mumble…).
Nando
Next ArticleLo strano paese, il Papa, e la nuova sede di Brera