San Pietro dopo i rimproveri. E Totò vasa-vasa

Domenica, giorno dell’Angelus per la libertà di parola del Papa. Sono stato in viaggio venerdì e sabato. Prima Modena per l’inaugurazione di un pensionato studentesco ristrutturato (cofinanziamento del ministero, oh yes). Poi Parma per il Conservatorio, con visita allo studio di Toscanini (un’emozione mozzafiato, in Danimarca sarebbe un’attrazione cittadina, in Finlandia patrimonio dell’umanità) e al futuro, splendido auditorium che si sta ricavando in una chiesa gotica. Infine Roma per incontro bindiano. Nel frattempo però, questo ve lo devo dire, in casa mi han fatto praticamente  nero per l’ultimo post sul Papa. Troppo equilibrista, quasi opportunista, mi ha accusato mio figlio. Ha ragione, ha incalzato Emilia. E va be’, da qualche parte devo avere sbagliato. Prima però mi difendo come fanno gli studenti a cui è andato male l’esame (avevo la febbre, non avevo dormito niente, avevo litigato con Roberta e non riuscivo a concentrarmi…). Il post l’avevo scritto di corsa, metà prima e metà dopo la pizza in ufficio, in attesa di andare a Rainews; ero troppo felice per avere risolto la  questione della sede di Brera; qui di "bombe" politiche ce n’è una al giorno, quando non due, e non ci si raccapezza più a tenere il tono giusto; ecc.

In ogni caso, provo a mettere in fila senza equilibrismi le mie considerazioni. 1) Il papa alla Sapienza doveva parlare; si sarebbe trovato in un ambiente pieno di laici e forse avrebbe dovuto infilarsi in un contesto assai esigente (ripeto: vedi la lectio magistralis sulla pena di morte e i riferimenti alla responsabilità della Chiesa, da Sant’Agostino in poi). Sulla piena ospitalità non dovevano esserci dubbi. Così, invece, i politici laici presenti hanno solo dovuto difendere il diritto di parola del papa. 2) Il clima alimentato sulla stampa ha indotto il papa a (e qui posso correggere: o gli ha offerto un motivo per) non venire alla Sapienza. Certo, ha ragione Pielle, nessuno gli ha vietato di prendere la parola, e per questo la giornata di oggi a San Pietro ha qualcosa di surreale. Benedetto XVI poteva venire tranquillamente, le misure di sicurezza glielo avrebbero consentito senza problemi, così come lo hanno consentito a Mussi e Veltroni, anche loro minacciati di contestazioni. E a me personalmente sarebbe piaciuto di più un papa capace di affrontare un clima increspato, non dico difficile. Perché tutti i leader, politici o religiosi o civili, sono tali se sanno portare la loro parola anche nei contesti non unanimistici (ho sempre detto che la sinistra tornerà ad avere leader veri quando li vedrà parlare da tribune improvvisate nelle piazze meno ospitali). 3) Il discorso del papa conteneva spunti importanti per chiunque. E interrogava sul serio le coscienze. L’equivalenza tra conoscenza e "tristitia" non mi convinceva. Ma il fatto che la conoscenza abbia un senso ben diverso e più alto se impiegata per raggiungere quello che lui ha chiamato "il bene", be’, questo -reinterpretato da me in un secondo- mi ha portato in uno spazio difficile ma congeniale alle mie elucubrazioni di decenni. Oh, ecco, spero di essere stato più chiaro (vatti a fidare dei familiari…). Conclusione: viaggiamo in tempi in cui è difficile dare ragione o torto su tutto a qualcuno. E non per equilibrismo.

Fa eccezione Totò Cuffaro. Lo ricordo bene, quando aveva detto davanti a me, a La7, che si sarebbe dimesso in caso di condanna, senza specificare per quale tipo di condanna. Poi ha esultato. Alé, oh oh, ha fatto in tribunale. Solo 5 anni. E con onore. Non avete sentito, d’altronde? Lo hanno condannato mica per avere aiutato la mafia ma per avere aiutato i mafiosi. Ah, che galantuomo….Fantastico. Un’altra coppola in regalo, per favore. Così, per sdrammatizzare…

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