Ecco che penso della crisi. Meno male che c’è Camerino…

Vorreste sapere che cosa sto pensando in questi momenti? Tante cose, tante cose… Le maledizioni che incombono sul centrosinistra, se ci meritiamo o no di governare, la quantità di imbecilli che hanno scherzato con il fuoco tutti i santi giorni, dal momento che ci siamo insediati a Palazzo Chigi, cade il governo, ce ne andiamo, Prodi non tiri la corda, meglio votare, eccetera eccetera eccetera. E i personalismi, i familismi, le piccole ambizioni al servizio di se stessi, il Paese retrocesso dietro la propria fotografia… In verità credo che Prodi sia una specie di santo. Cantare e portare la croce, ogni giorno uno che minaccia di rompere la maggioranza, il telespettatore di sinistra che lo trova poco fotogenico e  non abbastanza grintoso, le richieste ultimative degli alleati, anzi, dei singoli senatori. E poi le nostre premiate burocrazie, questi consulenti e avvocati e consiglieri di Stato di sinistra, messi lì apposta (vien da pensare) per rallentare e intralciare il lavoro del governo. Non lo so se ne scriverò mai, non mi piacciono queste rivelazioni postume. Ma spunti di riflessione per qualche testo teatrale o narrativo, be’, davvero ne ho avuti a profusione. E’ una equazione quasi impossibile, non vorrei essere in Napolitano. Si vince al senato con i senatori a vita? Brrr, che schifo, mi dice qualche amico, ci teniamo in piedi grazie a Cossiga e Andreotti? D’accordo e allora si va al voto? No, ma quale voto, ma ci schiantano, begli strateghi che siete. E poi ci andreste con questa legge elettorale, quando è stato appena ammesso il referendum, ma siamo matti? E allora si fa un governo di “unità nazionale” per fare la legge elettorale? Che cosa, rimbrotta sempre qualche amico, e tu vuoi governare con il partito di Cuffaro e con Forza Italia? No, per carità, io non voglio fare niente. Io alzo le mani. Sto solo cercando di capire qual è la strada più utile per il Paese, per i valori politici e civili in cui mi riconosco.., non lo so. Per quel che riguarda il mio ruolo, sto cercando freneticamente di ottenere le firme necessarie a mantenere gli impegni presi specie con gli studenti di accademie e conservatori. E domani vado a battezzare, dopo quello di Verona (fatto ieri, sul teatro musicale e coreutico, alias danza)  la nascita del polo della scultura a Carrara-Pietrasanta. Poi in serata vado a Livorno per il festival dei conservatori organizzato dal Ministero. Dopodiché mi fermo nell’attesa.

Una cosa mi dispiace, e non ho paura a dirlo: di non potere concludere, eventualmente (ho detto “eventualmente”) alcuni progetti a cui ho lavorato credendoci, e tanto. Ho invidia per quegli amici assessori che hanno la fortuna di potere lavorare per cinque anni filati ai loro progetti. Mi domando anche, con questa precarietà permanente, se non sia più saggia la scelta di chi lavora poco e cerca di star sempre sulle agenzie, visto che alla fine, se hai fatto la scelta opposta, sei tu a restare con il cerino in mano: non puoi far pesare la differenza del lavoro svolto, perché non l’hai concluso; mentre quello, nel tempo in cui tu hai girato come una trottola o sei stato alla scrivania fino a sera, se n’è stato sempre sui giornali. E così sembra pure che abbia sgobbato come un mulo…

Evabbe’, bando alle ciance. La mia missione è anche dare fiducia. E allora vi dirò che oggi all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Camerino il rettore Fulvio Esposito ha fatto o detto un paio di bellissime cose. Gran tipo, questo rettore, che ha modificato lo statuto della sua università e per farlo si è dimesso per poi vincere di nuovo le elezioni. Ha adottato sperimentalmente lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti. Ha abbassato le tasse (ve la semplifico) a chi viene dalle aree disagiate del mondo. E oggi, anche lui, ha invitato a parlare una personalità di spicco della Chiesa cattolica: don Luigi Ciotti, applauditissimo e che ha firmato con lui e me un protocollo d’impegno sulla legalità. Poi ha fatto un annuncio rivoluzionario. Voglio – ha detto – che questa università stia un po’ sopra la media del paese, che non ne sia la fotografia. Vi giuro: non l’avevo mai sentito dire. Anzi, ovunque ti dicono allargando le braccia che questo o quell’ambito di vita, questo o quel luogo, “non è altro che lo specchio del paese”. Le università, il parlamento, le professioni, gli stadi, la televisione, le caserme, le scuole, tutto è lo specchio del paese, e dunque che ci volete fare se dentro ci accadono tutte (o quasi, mi correggo) le oscenità e le violenze o le infamie possibili? Oh, finalmente uno che non cerca alibi, l’alibi magico che ci degrada. Uno che dà a se stesso prima che agli altri una frustata. Ecco, nella giornata della politica che si fa mercato (“né peggio né meglio della società civile”, come si recita), uno che cerca di cambiare. E, soprattutto in questa giornata, onore ad Arrigo Boldrini, leggendario comandante partigiano (Bulow). Se ne è andato oggi, a Ravenna, dopo una vita spesa per la libertà.

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