La marcia su Roma e una lettera a Napolitano

         
Mentre B. minaccia a Napolitano (scambiato evidentemente per il "re Sciaboletta" Vittorio Emanuele III) la seconda marcia su Roma, Paola Vezzani, docente dell’università di Modena-Reggio Emilia e già preside di Scienze della Comunicazione, scrive al Presidente della Repubblica questa lettera aperta. La ospito volentieri, conoscendo l’ impegno scientifico e civile della firmataria.

Ritirare la patente ai barbari

 Gentile Presidente Napolitano,

scrivo a Lei come massima carica dello Stato perchè da giovedì sera mi sento svuotata, orfana e senza riferimenti istituzionali; io che ho sempre creduto nel mio mestiere pubblico, mi sento senza senso, cupa, triste (e le assicuro che non lo sono di carattere) e sento crollare quella fiducia che in modo istintivo ho sempre avuto verso la res pubblica. Mi sento come una persona a cui hanno detto che a breve staccheranno il telefono, poi la luce, l’acqua, il gas, poi pignoreranno i mobili e infine toglieranno la casa. Non mi interessa. Mi rimarranno le mie uniche cose care: i figli e i libri. Spero che non mi tolgano anche quelle perlomeno in senso educativo e metaforico.

Sono certa che Lei mi capisce. Sono io che ho bisogno di capire cosa sta accadendo.

Perché chi governa, e parlo dei più visibili a noi comuni cittadini, progressivamente dimentica tutto? Perché è stato superato ogni senso del limite? Perché nessuno conosce più la parola vergogna? Provo disagio immenso se penso che mai ho visto negli ultimi governi, peraltro di qualunque colore, applicare quanto qui Le scrivo. Possibile che esista sempre una scusa per tutto e che non sia mai colpa di nessuno o di tanti allo stesso tempo.

Ho voglia di vedere domani un Parlamento che oggi non c’è perché quello che temo che si formerà mi fa orrore, non Le faccio nomi, Lei li conosce meglio di me e dovrebbe fare orrore anche a Lei pensare ad un paese governato da signori (signori!) impuniti, condannati, poco professionali, barbari, ma il termine è inesatto, di ogni genere che si comportano come abbiamo visto. E le perle invisibili, quelle che noi comuni cittadini vediamo poco o quasi mai, invece ci sono, lavorano e Lei lo sa bene.

Cerchiamo di fare qualcosa per il bene di questo paese, per quell’eccellenza silenziosa che tutti i giorni si alza e lavora e chiede solo etica morale e responsabilità. Ho sempre paura nella mia professione di non essere all’altezza di quello che faccio. Vedendo alcune scene, alcuni esiti, anzi non esiti, mi domando come possano esistere individui privi di quel senso di vergogna e del limite.

È vero che oggi il problema è legato alla legge elettorale, alle riforme, ma a mio avviso è soprattutto una questione di qualità delle persone necessarie. La prego Presidente, individui queste persone perché esistono, di ogni colore politico, sia dentro al Parlamento che nella società civile, Le incarichi, dia loro compiti e ampie deleghe con obbligo di rendere pubblico il “da farsi” e di relazionare sul “già fatto”. Chi possiede queste qualità, nonché un passato serio e onesto può governare. Chi non è così esca di scena, porti a casa la sua valigetta di privilegi e ringrazi il cielo di rimanere ancora a guardare il sole non da una finestra a quadri.

C’è quindi bisogno di Persone. Non serve un genio per capire, voltandosi indietro in alcuni periodi storici, che quando le persone serie c’erano la fiducia esisteva e avevamo meno dubbi. Non è una questione di programmi, di dettagli o di coalizioni. È questione di qualità e al tempo stesso anche di privilegi. Provi a fare un elenco di questi privilegi e li abbini persona per persona a quanto ha fatto, ai danni, al non creato, al disinteresse, a tutto quello che una memoria come la Sua ha visto. Si interroghi su questi abbinamenti e dia un Suo giudizio.

Non voglio farmi raggiungere da quella opportunistica rassegnazione personale che dice “tanto io arrivo a fine mese, sto bene e non ho problemi”. Voglio alzarmi al mattino, andare a lavorare e sapere che chi sta sopra di me, sta facendo altrettanto e voterà leggi e agirà con senso del dovere e senza conflitti di interesse. Voglio poter leggere il giorno dopo davvero ciò che è accaduto e non favole mediatiche prive di senso e di cultura. Rilegga quella bellissima lettera aperta grido di dolore che Bernardo Bertolucci scrisse su Repubblica l’11 giugno 2007. Riguarda una piccola-grande casa chiamata Rai ma l’autore mise il dito nella piaga: la mancanza di cultura. Quando non c’è cultura altro prende il suo posto.

Non voglio ancora scendere dal tram Italia, ma al tempo stesso non voglio autisti ubriachi di potere. Con l’autista privo di regole prima o poi si finisce nel burrone. Ritiriamo la patente ai barbari. Questo tram Italia è in pericolo e sta consumando tutta la benzina chiamata speranza. E se io perdo la speranza come posso domani educare i miei figli e cosa posso insegnare ai miei studenti?

Se Lei riuscirà, nel rispetto delle regole e del dettato della Costituzione, ad individuare queste Persone, Le lasci governare. Ci deve essere una modalità “straordinaria”, “eccezionale”, “una tantum” per fare questo. Quando il prato è infestato da erbacce bisogna levarle tutte e rifare il prato con nuova e sana semenza. Lo sa ogni bravo giardiniere. Lo sa anche Lei. So che Lei prenderà le Sue decisioni con la Costituzione, vero capolavoro di rispetto dell’uomo, sul Suo tavolo.

Una canzone che Lei certamente conosce dice “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. I fiori ci sono. Anche il suo predecessore Ciampi, che come Lei fiore è ed è sempre stato, ha detto oggi in un’intervista al Corriere della Sera che “… oggi, in quest’Italia di umori cupi, inquieta, impaurita e stremata da un conflitto permanente iniziato oramai quindici anni fa, significa far lievitare nel Paese — a partire dalla classe politica — una salda volontà positiva. Per riuscirci, bisognerebbe mobilitare delle figure di riferimento. Ne esistono, per carità. Ma sono poche quelle in cui tutti si riconoscono”. Possiamo ancora farcela

Gentile Presidente Napolitano,

sono stata prolissa e mi scuso. Dimenticavo di dirle che lavoro 10 ore al giorno, che sono felice di svolgere il mio fortunato e affascinante mestiere di professore universitario, che pago le tasse, che chiedo sempre lo scontrino e la ricevuta a tutti e faccio ormai da anni la raccolta differenziata. Altro non so dirLe ma ho fiducia estrema in Lei.

Con grande stima
Paola Vezzani

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