Silenzio, c’è la crisi. Storie ministeriali

Ragazzi, voi non avete idea di che cosa sia una crisi di governo. Ma quale fibrillazione, ma quali tensioni o insonnie, ma quale concitazione da infarto…Qui se non avessi un po’ di autostima e mille cose da fare per i fatti miei sarebbe da spararsi. Roba da sentirsi Fantozzi-va-in-pensione. Ce l’avete in mente la fantastica scena in cui Fantozzi, sdraiandosi in avanti sul divano, cerca disperatamente di imbastire un dialogo telefonico con quello che ha sbagliato numero, perché ha voglia di sentire una voce, una voce qualunque? Ecco, potrebbe andare bene per il Ministero. Il quale è ben autorizzato, anzi ha il dovere di continuare ad assicurare al Paese l’ordinaria amministrazione, che è fatta di scelte, aggiustamenti, interventi volti a dare funzionalità, a rispondere a problemi quotidiani. E io infatti a questo mi ero mentalmente acconciato. Macché! Qui non chiama più nessuno. No governo, no problemi. Non arriva più una mail. Sulla posta trovo solo offerte di viagra e proposte di lavoro (eggià, pensano che stia per diventare disoccupato…). Nei corridoi non si sente quasi più un’anima viva. Fossero solo gli scatoloni… quel che mette malinconia è questo silenzio. Sicché finisco le ultime incombenze minori rimaste per aria, su quelle maggiori non ho praticamente più titolo di intervenire, risistemo appunti e statistiche, riordino i progetti.
Ho incontrato le rappresentanti delle modelle d’accademia, che lamentano l’abbandono in cui sono tenute (ho saputo che a una hanno chiesto di stare otto ore su una gamba sola…), ma il mondo intorno si va rarefacendo. Basti dire che ieri sera ce ne siamo andati via tutti prima delle nove. E ho avuto pure il tempo di scrivere il manifesto per la prossima edizione del Mantova Musica Festival (fine maggio come sempre, tema “La mia vita è come un rock”).

Ero anche stato molto incerto se confermare domani la mia presenza a Sassari per la sezione del festival dei Conservatori dedicata al jazz, che si annuncia di altissima qualità (nella giuria i grandi Gaslini e Fresu). Ma da Sassari hanno insistito molto e alla fine ci andrò; gli allievi e i docenti migliori meritano senz’altro un giorno in più di attenzione e sarà comunque buona musica. Così come è stata buona musica, ieri, il primo tavolo tecnico al Ministero della Difesa per il passaggio della caserma Magenta di via Mascheroni a Milano a nuova sede dell’Accademia di Brera. Ah, che soddisfazione…Un po’ alla salute di chi vaticinava tempi infiniti o malignava che io stessi spargendo parole di marinaio. Si farà, si farà. Mi spiace solo che quando si inaugurerà, dopo avere messo fine all’interminabile tormentone degli anni passati e avere fatto risparmiare 35 milioni, molto probabilmente non mi potrò godere l’evento. Come è giusto, a tagliare il nastro ci sarà qualcun altro. Per ora chiudo, mentre va il De André di “In direzione ostinata e contraria”. Torno a vedermi sulla posta le offerte di lavoro. Saludos.

Leave a Reply

Next ArticleCronache pimpanti ciononostante