La rosa più bianca. E delizie perugine

Notizie sparse da questo clima incipiente di campagna elettorale (già, era da lunedì mattina che non ci si sentiva: come questo Blog aveva facilmente previsto dopo il voto del Senato, si va diritti alle elezioni). La prima news, che forse in questo momento è ancora un’anticipazione per le agenzie, è che Tabacci e Baccini (crasi: tabaccini) non useranno per il voto il nome della "Rosa bianca". La vera e battagliera "Rosa bianca" è riuscita infatti a far valere le sue ragioni. Che sono quelle di una associazione cattolica che da anni, da tanti anni, fa formazione politico-culturale di notevole livello, ispirandosi appunto alla testimonianza degli studenti antinazisti tedeschi che si diedero quel fiore come simbolo. La presiede oggi Grazia Villa, avvocato di Como. Conosco bene questa asscociazione  perché confluì praticamente per intero nella Rete. Ricordo con nostalgia i suoi bellissimi convegni in Trentino, a parlare di etica, di padre Turoldo, di Borsellino, di informazione ecc. E dunque capisco bene Grazia e gli altri se subito dopo l’annuncio degli ex Udc hanno contestato polemicamente l’idea di una "Rosa Bianca" ogm. Insomma. Pezzotta ha finalmente promesso – così ho saputo stanotte – che si chiamerà "Una Rosa per l’Italia". Mi sembra più giusto e politicamente molto più  corretto.

Politicamente corretto mi sembra anche mantenere i vari impegni già assunti quando pensavo di potere governare per qualche anno ancora. Ieri sono andato a Perugia a inaugurare la mostra degli studenti dell’Accademia. Bella, piena di vita e anche di idee e colpi di genio giovanile. Bisogna, è giusto che si sappia che per una serie di ragioni lunghe da spiegare l’Accademia di Perugia (che non è statale) ha letteralmente rischiato di chiudere negli scorsi mesi. E’ rimasta senza stipendi, ci sono volute fidejussioni bancarie, e comunque tutto il personale si è dovuto arrabattare come i calciatori di quelle squadre di serie C sull’orlo del fallimento. Visto che siamo in una società dove "no Martini, no party", il fatto che decine di persone continuino a tenere in piedi un’Accademia dando il massimo senza avere lo stipendio, e comunichino entusiasmo ai loro studenti, mi è sembrato grande. Grande davvero. E ci sono andato anche per gratitudine.

Politicamente poco corretto mi sembra invece l’atteggiamento dell’Alitalia (tanto per tornare su un tasto dolente quanto quello dei treni). Scrivo mentre sto su un aereo fermo in pista e che avrà due ore e passa di ritardo. Con passeggeri che scendono e quasi rinunciano al rimborso perché gli salta tutto. La ragione? C’è un po’ di vento su Fiumicino. Pazzesco. Quando c’è il vento si usa una pista sola; chissà perché, io credevo che le piste si facessero tenendo conto del fatto che può esserci sempre un po’ di vento, soprattutto vicino al mare. Pare, sembra, ma non ci credo, che ci sia un’altra pista in manutenzione. Insomma: nella capitale d’Italia una pista sola, due ore di ritardo per il più normale dei voli e il bello è che Alitalia ti fa salire e poi ti annuncia il ritardo. Ricetta: diamola subito ai francesi, ma anche agli australiani, anche ai birmani, anche agli eschimesi. Saranno sempre meglio. Io poi farei un elenchino dei grandi manager Alitalia degli ultimi vent’anni e lo pubblicherei. Così, a futura memoria.

E infine, a proposito di politicamente corretto. Ho molta considerazione di Fausto Bertinotti, uno dei nostri politici più colti. Però, mi chiedo, si è mai visto un presidente della Camera che fa interviste contro il governo in carica o che annuncia la fine della legislatura? Domanda: ma Nilde Jotti o Pietro Ingrao facevano così?

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