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L’Armando. E i vecchi. E i giovani…
Intanto una gran bella notizia. Ladies and gentlemen, ho fatto la pace (come si dice) con Armando Spataro. Sono certo che a centinaia di amici sparsi per l’Italia questa notizia farà piacere assai. A me di sicuro. Non credo che vengano meno le ragioni di critica che Spataro ha coltivato con amarezza in questi anni verso il governo, per via dell’atteggiamento tenuto sul caso Abu Omar. Ma immagino che non rigetti più su di me la responsabilità, anche passiva, di quell’atteggiamento. Armando ha comunicato questa novità con una lettera al grande vecchio di "Società civile", Gianfranco Introzzi; che venerdì sera ha letto il suo messaggio durante una cena-rimpatriata dei soci del circolo, in una antica cooperativa milanese. E leggendolo si è messo a piangere dalla gioia, perché l’amicizia tra "quelli di Società civile" è una cosa grande davvero. Almeno quanto grande e dura è stata la battaglia per denunciare quel che accadeva a Milano negli anni ottanta prima che arrivasse Di Pietro.
Bel tipo, l’Introzzi. Si presentò un pomeriggio in sede, per aggiungersi ai notissimi soci fondatori, Camilla Cederna e Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa e padre Turoldo, Giuliano Urbani (ma sì!) e Gherardo Colombo e Corrado Stajano, e altre decine ancora. E disse a Rossana, la segretaria, "io sarò la classe operaia del Circolo". Era sindacalista e aveva fatto la Resistenza. Fu davvero l’anima operaia di un’avventura che se no sarebbe stata troppo elitaria. Ci faceva una malattia di sapere me e Armando in lite. Per questo ha pianto, mentre controllava che l’emozione non gli togliesse ossigeno. Anche di queste cose è fatto l’impegno pubblico. Cose più belle, posso dirlo?, rispetto a quelle che i giornali strombazzano annunciando novità inverosimili.
Dalla "rossa" del Grande Fratello che verrebbe candidata da B. per il parlamento al "partito della rivoluzione con Micciché", che dovrebbe schierarsi contro Lombardo in Sicilia, dopo la candidatura durata un giorno della Prestigiacomo. Dai "giovani" del Pd che sembrano spesso essere le protesi dei big (che così raddoppierebbero la loro presenza: la propria e quella dell’assistente o consulente) a Mastella che predica generosità mentre chiede un posto per sé e due per i parenti più stretti.
Amici cari, la fobia per la casta è cosa profonda, seria. E la gente tanto fessa non è. Se io metto i miei Gracchi in lista non faccio un rinnovamento della politica, ma ribadisco che la politica è un affare di famiglia. Ma non c’è un giovane della coopeartiva Placido Rizzotto da mettere capolista in Sicilia o in Calabria?

Nando
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