Favole moderne. C’era una volta…

C’era una volta un deputato di nome Giuseppe Lumia, Beppe per gli amici. Tra i quali non c’era la mafia, che era invece sua nemica e che quindi non lo chiamava Beppe ma “quel cornuto”. Anzi, detto chiaro e tondo, la mafia proprio non lo sopportava. Perché nel suo lavoro di parlamentare, specie quello svolto nella commissione parlamentare antimafia, Lumia aveva preso l’abitudine di impicciarsi degli affari delle cosche e dei complici politici delle cosche medesime. Per questo la mafia un giorno decise di ucciderlo. Lumia ebbe una protezione particolare e questo forse gli salvò la vita. Ora la mafia non ha più bisogno di ucciderlo. Ci ha pensato il suo partito a renderlo inoffensivo. Almeno dal parlamento non farà più danni.

C’era una volta un sociologo che si chiamava Edward Banfield. Aveva scritto un saggio-ricerca su un comune della Basilicata e sulle caratteristiche della sua vita sociale. Il saggio divenne famoso non per il suo titolo (“Le basi morali della società arretrata”) ma per il concetto guida dell’analisi:quello di “familismo amorale”. Con questo termine Banfield voleva dire che la vita di quel paese scorreva mettendo al centro di tutto le relazioni affettive, di parentela o di amicizia. Senza curarsi dell’interesse pubblico o di qualsiasi interesse superiore. Non perché ci fosse un’immoralità dilagante. Ma perché non c’era proprio altra morale fuori dal familismo. Che, aggiunse una vasta letteratura, era in realtà l’humus culturale in cui la mafia si muoveva più a suo agio. C’era una volta quel paese. Nel frattempo è diventato più grande…

C’era una volta un ministro di nome Salvatore Cardinale. Ora c’è una futura deputata di nome Daniela Cardinale. E’ sua figlia. Ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera di oggi. “Lei esattamente perché è stata candidata?” “Il ministro Fioroni mi ha onorato della proposta. Ma ha deciso Marini”. “E come mai ha scelto lei?” “Mi conosce. E’ venuto da noi in campagna, due anni fa”. “Lei ha esperienza di politica?” “No. Ma mi ricordo quando hanno eletto mio padre. Avevo 5 anni, una festa bellissima: sventolavamo la bandiera Dc”. “Dice suo padre che l’hanno candidata ‘anche perché è una bella ragazza” “Ah sì? Che carino”. “Che studi ha fatto?” “Ho la laurea triennale al Link Campus di Roma in Scienza della Comunicazione. Ora mi sto specializzando in Comunicazione d’impresa e pubblicità a Palermo”. “Link? L’università di Malta?” “Sì. Quella fondata dall’ex ministro Scotti”. “Che vita fa?” “Sono una persona normale. Una brava ragazza. Vado a cavallo”. “Ultimo libro letto?” “Ultimamente? Beh no, studio”.

C’era una volta quello che i galantuomini di destra chiamavano “il rispetto delle istituzioni”…

C’era una volta, per i cittadini, la possibilità di scegliere il proprio rappresentante in parlamento. Poi, siccome -così dicono- in Calabria c’era il rischio che si ammazzassero per le preferenze, hanno abolito quella possibilità dappertutto. Nessun cittadino può più scegliere. Invece di bonificare la Calabria hanno messo il bavaglio a tutti gli italiani.  E il parlamento si fa in casa. Così non c’è più la corruzione elettorale. E di conseguenza (ragazzi, questa è logica hegeliana…) non c’è più bisogno di avere quelli che si battono contro la corruzione.

C’era una volta una profonda richiesta popolare di par condicio. Ora è stata esaudita. Niente più candidature per i pregiudicati, niente più candidature per i "professionisti dell’antimafia". Basta con gli opposti estremismi.

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