Votare per le favole

Piccolo outing elettorale. Fino a dieci giorni fa non sapevo bene come replicare a chi mi annunciava che non sarebbe andato a votare. Soprattutto a chi, dopo avere militato a lungo nei girotondi per la giustizia, era pronto a spiattellarmi l’indulto, la vicenda De Magistris, il bavaglio alla stampa sulle intercettazioni e altre piacevolezze assortite, caso Abu Omar in testa. Ora non più. Come se qualcuno l’avesse pagato per smuovere l’astensionismo di sinistra, B. è tornato al naturale e ha parlato il linguaggio di sempre. Che, pur avendo un vago odor di naftalina, mette sempre i brividi. Dunque Di Pietro è il peggio dell’umanità mentre Mangano è un eroe, una specie di partigiano che sotto le torture dei nazisti non ha fatto i nomi degli altri combattenti per la libertà. Mentre i magistrati sono tornati a essere il bubbone del Paese, la sua più nera vergogna, la sua massima questione istituzionale. Mi sono così (ri)convinto che qui il problema non è solo (diciamo così…) di difesa della casta dai controlli di legalità; ma è proprio di odio irredimibile verso alcune figure con la cui esistenza noi familiarizziamo invece sin da piccoli: la guardia, il giudice,ecc.  E’ insomma questione, profondissima, di favole infantili, ossia di antropologia culturale. E infatti per B. i giudici sono "antropologicamente diversi dalla razza umana" (piccola nota etimologica: ma nessuno gliel’ha detto che se sono "antropologicamente" eccetera fanno parte per definizione della razza umana? Un po’ di italiano no, eh?). E infatti per loro ci vorrebbe la perizia psichiatrica. Ora io non nego che per alcuni di loro ci vorrebbe davvero, non solo per i giudici penali ma anche per quelli amministrativi assetati di potere politico (e ce ne sono). Ma allora la perizia bisognerebbe farla ovunque. Anche agli insegnanti, anche ai giornalisti, anche agli psichiatri che mica scherzano, anche ai politici e -perché no?- anche a chi li elegge decidendo, come bere un bicchier d’acqua, il destino di un paese. La pazzia è in agguato ovunque e spesso prende il volto della normalità. D’altronde se così non fosse non avremmo a volte la sensazione di vivere in un paese da pazzi. Dove chi ha governato e intende ancora governare indica un potere costituzionale come composto da pazzi e definisce eroico un ergastolano mafioso. Perciò ora agli indecisi e ai riluttanti dico di votare per una piccola idea di normalità. Per le favole della loro infanzia. Dove la guardia era, comunque, quella che prendeva i cattivi.

Leave a Reply

Next ArticleUn paese senza firma. Sms elettorali e note varie