Saluti da Lubiana. Pensando a Roma

Sono le 11.30 di lunedì mattina e non ho alcun exit-poll a disposizione. Dunque niente segnali di fumo o messaggi in codice da mandare via Blog. D’altronde di exit-poll non ne voglio più da dopo la volta scorsa. "Siamo avanti di 5 punti, minimo quattro e mezzo" mi arrivavano gli sms (firmati, questi; per avere il merito della preziosa anticipazione). E io per scaramanzia non li giravo a nessuno. Infatti, vincemmo per lo 0,1 per cento. Chissà. Io però non potrò partecipare all’emozione collettiva, non potrò sollazzarmi o arrabbiarmi davanti ai dibatti televisivi. Io dietro la lavagna. Si fa per dire, parto tra poco. Vado a sostituire il mio ministro a Lubiana, dove ci sarà il consiglio informale dei ministri europei sulla competitività. E non dite che non si lavora fino all’ultimo…

Anzi, visto che si parla di lavoro, comunico che alla faccia degli inconvenienti logistici (roba da Paperoga, non ve li elenco nemmeno) venerdì è nato il Polo dell’alta formazione artistica e musicale di Napoli, che è  più propriamente un distretto territoriale, una specie di cittadella dell’arte e della musica piantata nel cuore del centro storico. Bellissimo, sono contento, era il primo progetto di Polo a cui avevo lavorato, se ne possono trovare più tracce su questo Blog. Il primo a essere ideato, e quello più ricco di significati sociali; ma l’ultimo a essere perfezionato dei sei a cui abbiamo dato vita. Per questo, prima di tornare al mio ultimo appuntamento elettorale milanese, ho fatto l’impossibile per andare a Napoli a mettere la mia firma. Una firma simbolico-politica,intendiamoci;  perché poi quella che fa fede formale è la firma della Direzione Generale. Strano, eh? Ma così, cari amici, ho dovuto lavorare. Avendo dal Ministro la delega di governo per interi settori, ma senza avere il potere di firma neanche per accordi locali. Questo per semplificare le cose, per snellire e rendere più efficiente e veloce l’azione di governo….Quando si farà la storia dei consensi comunque persi in un anno e mezzo (se pareggeremo al Senato lo dovremo al passaggio fuori dal Pdl di Casini e Storace…) bisognerà spiegare tutte le ragioni, a volte pazzesche, che hanno inciso sulla nostra capacità di servire il Paese, di farci amare o almeno apprezzare dai cittadini. Ci sentiremo dopo Lubiana, mercoledì. E che nel frattempo le urne ce la mandino buona.

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