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La Lega e noi. Slanci da Terzo mondo…
Ai leghisti sembrerà un’offesa quello che sto per dire, ma io credo proprio che sia così: la Lega sta ai partiti del centrosinistra come i popoli del Terzo mondo stanno a quelli europei. Quanto quelli sono vitali, tanto questi sono esangui e chiusi nelle proprie glorie passate. Osservateli. Loro, i "padani", nelle proprie idee ci credono, vanno in giro, stanno sul territorio, si fanno vedere, ascoltano e parlano con chiunque. Quando ero coordinatore della Margherita milanese avevo un glorioso militante ulivista ottantenne (grazie sempre, Gianfranco Orsini!) che faceva i suoi gazebo, ma mai che ci fosse uno straccio di giovanotto o di quarantenne disposto ad andargli a dare il turno. Io al suo gazebo organizzavo dibattiti pubblici per farci andare un po’ di gente, stavo una o due ore al giorno a fargli compagnia; ma gli altri avevano proprio il rigetto per stare lì, dove tutti li avrebbero potuti vedere e ascoltare. Meglio andare nelle case conosciute, tra gli amici. O a farsi vedere nei convegni dove passava il potente di turno. In tranquillità. E anche della grande scuola Pci non è rimasto quasi nulla. Non si fanno le manifestazioni all’aperto perché ci può scappare il fischio o l’insulto e poi magari le tivù lo riprendono. O perché può esserci poca gente e poi che figura si fa? Così è andata anche stavolta. Piccoli gruppi di volonterosi militanti, commoventi, orgogliosi. C’è riandato l’Orsini, con i suoi gazebo nel centro di Milano e le sue "ragazze" cinquantenni e sessantenni ( grazie di cuore, Angelica, Rita, Gianna e Danusha la polacca che bacia tre volte sulle guance gli amici, com’era bello vedervi dare i volantini!!!…). E gli altri a inondare i mercati, cosa che non fanno solo quando arrivano le elezioni ma fanno sempre. Le idee viaggiano anche sulla forza e lo spirito di lotta di chi le propaga. Solo in un caso non ce la fanno comunque: quando siano calate dai regni dell’ideologia sulle condizioni di vita vere delle persone. Quando siamo noi a decidere di che cosa ha bisogno "davvero" la gente.
Questo post sarebbe però incompleto se non vi riportassi quel che ieri ha scritto sulla "Repubblica" una studentessa romana del Politecnico di Milano: "Oggi ero in aula, erano le 14,00 del pomeriggio, attendevo l’inizio della mia lezione… ed ecco che un ragazzo (mio coetaneo) sale sulla pedana della cattedra: ‘Ragazzi, allora un attimo di attenzione; oggi vi spiegherò la differenza tra un italiano e un terrone’. Io in silenzio sconcertata: la classe in tripudio. Aspetto, potrebbero essere le solite battute… Continua il ragazzo alla cattedra: ‘Il terrone è caratterizzato da un atteggiamento tipicamente parassita ed è per questo, miei cari, che vi invito semplicemente a tracciare una linea sulle varie cartine dell’Italia’. A questo punta schizza con il gesso uno stivale sulla lavagna e traccia con fare deciso una linea orizzontale all’altezza del Po. Ovazione. Urla e applausi". Per gli esperti noto solo che il ragazzo ha proposto una differenza tra italiani e terroni, non tra padani e italiani. Il che vuol dire che era un moderato… Ma loro ci credono.
P.S. Oggi c’è stato il battesimo del Cacciatore di stelle. La cosa più bella? I piedini che pedalavano verso l’alto. Che mistero merviglioso l’infanzia…
Nando
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