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Noi, calviniani e calvinisti
Ohibò, amici. Qui sta succedendo qualcosa che non è propriamente piacevole. Mentre Calearo offre la sua disponibilità a collaborare (nell’interesse del paese…) con B., mentre si alternano nel totoministri nomi decenti e nomi indecenti, mentre nel centrosinistra si beccheggia – dobbiamo dare rappresentanza alla sinistra extraparlamentare e intanto giù una bella alleanza con Casini -, mentre l’analisi di quanto è accaduto viene condotta come se avessimo un trionfo alle spalle e non una quasi-disfatta (attenzione a domenica, ribadisco…), mentre si fa sempre più complicato il compito di chi vorrebbe ridare a questo Paese una prospettiva diversa, noi, mi par di capire, rischiamo di fare un po’ come i capponi di Renzo.
Notizia: fatto il mio primo viaggio esplorativo per la nuova sede palermitana. Non vedo l’ora di incominciare.
Ferma opinione: caro Initlabor, capisco che probabilmente hai voluto solo mimare per ragioni di efficacia comunicativa il linguaggio di un certo popolo padano. Però ti confesso che anche a me il termine “finocchio” crea malessere, mi fa star male. Non dimenticare che per l’uso (violento in sé) che i loro compagni di scuola ne hanno fatto, alcuni ragazzi si sono suicidati. In questi anni, non mezzo secolo fa. Lo aboliamo, almeno noi?

Nando
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