Noi, calviniani e calvinisti

Ohibò, amici. Qui sta succedendo qualcosa che non è propriamente piacevole. Mentre Calearo offre la sua disponibilità a collaborare (nell’interesse del paese…) con B., mentre si alternano nel totoministri nomi decenti e nomi indecenti, mentre nel centrosinistra si beccheggia – dobbiamo dare rappresentanza alla sinistra extraparlamentare e intanto giù una bella alleanza con Casini -, mentre l’analisi di quanto è accaduto viene condotta come se avessimo un trionfo alle spalle e non una quasi-disfatta (attenzione a domenica, ribadisco…), mentre si fa sempre più complicato il compito di chi vorrebbe ridare a questo Paese una prospettiva diversa, noi, mi par di capire, rischiamo di fare un po’ come i capponi di Renzo.

Ma perché? Avevamo deciso di trovarci in santa pace, di più, in letizia, un certo numero di giorni per conoscerci, parlarci e raccontarci di noi stessi. Per iniziare a tracciare qualche scenario di imprese comuni, senza nulla di prestabilito. Con una leggerezza calviniana, direi, in tempi che renderebbero pesante anche una farfalla. Non è il momento delle ricette facili. Semmai è il momento delle analisi impietose su di noi, come è cambiato il nord ce lo stiamo raccontando da quindici anni, il problema è perché noi non riusciamo a trarne le conseguenze, senza con ciò cambiare i nostri valori, sia chiaro (mi raccomando Pielle, non vorrei farmi fraintendere proprio da te…). E questo bellissimo progetto, che potrebbe dischiudere una porta in più a un movimento di opinione ampio, fresco, deve diventare il punto di partenza per liti sui circuiti telematici privati? Vi prego, no. Cerchiamo di farci responsabili (calvinisticamente, stavolta) di ciò che può finire nelle nostre mani. E anche di non sciuparci piaceri che non arrivano tutti i mesi e nemmeno tutti gli anni. Scusate se intervengo sul Blog, ma ormai la polemica è un po’ tracimata e mi sento in dovere di invitarci tutti, dall’amico più anziano fino al “cacciatore di stelle” con i piedini all’insù, alla più assoluta serenità di rapporti. Ci sono problemi a decidere la destinazione? La sede "agrituristica" in cui tenere lo storico appuntamento? Modesta proposta di un sottosegretario in scadenza: se ci autorizzate, tiriamo la monetina qui al ministero. Paola, Franca e io, pensa te che bel triumvirato. E poi vi comunichiamo, gaudenti comunque, il risultato. Dai, facciamo così?

Notizia: fatto il mio primo viaggio esplorativo per la nuova sede palermitana. Non vedo l’ora di incominciare.

Ferma opinione: caro Initlabor, capisco che probabilmente hai voluto solo mimare per ragioni di efficacia comunicativa il linguaggio di un certo popolo padano. Però ti confesso che anche a me il termine “finocchio” crea malessere, mi fa star male. Non dimenticare che per l’uso (violento in sé) che i loro compagni di scuola ne hanno fatto, alcuni ragazzi si sono suicidati. In questi anni, non mezzo secolo fa. Lo aboliamo, almeno noi?
   

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