Bando alle malinconie. Ma con juicio…

     
Ma quali scatoloni! E voi pensate che sia quello il momento della malinconia? Bravi, lo pensavo anch’io. Invece gli scatoloni li sto finendo, liberandomi anche dei due terzi del materiale cartaceo che mi ero portato dal Senato (Madonnina, quanta carta si sciupa,ma che li scrivono a fare gli atti di certi convegni?). Però mentre li faccio non mi vesto di nostalgia, non fermo a fatica i lucciconi, e nemmeno deglutisco mentre parlo. Il guaio sono le persone. E’ salutare le persone che mette malinconia. Partire è un po’ morire? No. Non per me che da ragazzo fui costretto a cambiare quattro città solo negli anni del ginnasio-liceo innamorandomi in tre città su quattro. Però partire… è comunque un po’ partire, questo sì. Nel senso che uno proprio se ne va. Si guarda negli occhi, per quel che può, con persone con cui ha lavorato, a cui ha voluto bene, con cui ha condiviso delle sfide. Per fortuna tutto questo accade mentre ancora si riescono a mettere a segno dei successi. Ieri sera, ad esempio, al teatro Argentina di Roma c’è stata la finale del Premio delle Arti promosso dal Ministero (grande idea del dottor Civello, direttore generale, un “burocrate” che in creatività dà punti a tanti tecnici “politici” malati – loro sì – di burocrazia). Danza, teatro, arti visive, e soprattutto musica. Inseriti in uno spettacolo letteralmente geniale, i nostri giovani e giovanissimi (tanti!) talenti si sono susseguiti in una performance che non ha avuto eguali nelle precedenti edizioni del Premio. Ho riavuto un assaggio di quello che questo sistema, con le sue fatiche, con le sue passioni, è in grado di produrre sul piano dell’arte e delle emozioni. E’ stato un raro privilegio averne avuta la guida politica. E ho fatto fatica a ricacciare indietro l’effetto-magone che mi stava prendendo nel saluto finale. Bellissima l’idea che ha fatto da filo conduttore allo spettacolo: un microchip della felicità che si può installare nelle persone, e che si attiva all’ascolto della bella musica o alla contemplazione dell’arte, contagiando le altre persone con cui veniamo in contatto fisico.

Ancora più fatica ho impiegato a respingere l’effetto-magone nel salutare stamattina i sette rappresentanti degli studenti nel Consiglio nazionale dell’arte e della musica. Accidenti che cosa non è stato guardarli in faccia (non troppo, non troppo…), spiegar loro quel che mi hanno insegnato, quanto mi ha fatto piacere che proprio da molti di loro sia venuto l’appoggio più convinto alla riforma, e poi annunciargli che vado da altri studenti. A ognuno di loro ho regalato “Le Ribelli”. Un libro, in fondo, aiuta sempre a ricordare.

Saluti anche con la segreteria del “Sottosegretario dalla Chiesa”. Piccola festa in ufficio all’una e mezza, con la segreta speranza che non si trasformasse in una collettiva festa di giubilo per la “prematura partenza”. Mi hanno chiesto di salutarli qualche volta dal Blog. Sarà fatto. Ecco qua il primo saluto. Buon 25 aprile a voi tutti, e buon week end, pure. Io stasera festeggerò il 25 aprile, o meglio il suo spirito, con una fiaccolata nei pressi delle valli bresciane, su iniziativa di un bravo assessore di Rodengo Saiano, Marco Rota. Camminata di popolo e discorso finale, sperando di non essere banale. E poi via il magone, perché davvero c’è tanto da fare e allora le emozioni si tengono dentro.

A proposito, parlavo di successi: proprio oggi si è costituita ufficialmente la prima orchestra dei Conservatori italiani, la nostra “nazionale”. Auguri. Auguri nonostante tutto.

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