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I démoni della sinistra
E’ andata come doveva andare. Nulla di improvviso. Molto di scientifico. Il centrosinistra ha perso anche Roma. E’ il punto di arrivo di un lungo processo suicida, iniziato in quelle due pazzesche settimane che precedettero il voto del 2006. Va da sé che le cause di quel che è accaduto siano molte e (per definizione) complesse. Ma se dovessi sintetizzare il tutto in una relazione a un convegno che affrontasse appunto la complessità delle cause, io chiederei di potere svolgere il seguente tema: "il narcisismo e l’ambizione: ovvero i démoni della sinistra". E’ incredibile quel che è accaduto in forza di questi démoni. Solo a novembre Berlusconi era dato per finito, per pensionabile dai suoi stessi alleati. Veltroni era il re di Roma. Poi, obbedendo a ritmi sempre più forsennati all’istinto suicida-narcisistico emerso in quelle due settimane del 2006, siamo andati verso il burrone. E a ogni passo di questa folle corsa qualcuno di noi si chiedeva "ma che cosa stanno facendo?, ma non se ne rendono conto?". Tutto era leggibile non da una astrologa, non dal conte di Cavour, ma da chiunque avesse un minimo di buon senso.
Ci vorranno tempo e saggezza. E molto, molto coraggio. Non me ne frega niente delle rese dei conti, delle sostituzioni di Bettini, di come tenere alla stanga Veltroni, di Fioroni coordinatore, di Bersani capogruppo (ne ha i titoli, fra l’altro). E’ come cambiare l’ordine dei libri su uno scaffale. La cultura che coglie il visitatore che ti arriva in casa è sempre la stessa. La ricostruzione dopo questo tsunami ha una precondizione assoluta: mollare finalmente gli ormeggi dalla cultura della Prima Repubblica, vissuta da protagonisti o imparata con i pantaloni corti e poi mixata passivamente con il berlusconismo. Ci vorrà tempo. Perché stavolta, come ha scritto in un sms stamattina il mio amico Giovanni Colombo (Rosa Bianca, quella vera), la casa andrà costruita sulla roccia.
E a proposito di rocce, e fatiche della politica, sono stato contento di rivedere ieri sera a Bergamo (per "scrivere di mafia"), insieme a molti giovani, il mio amico Rocco Artifoni. Rocco spiega con la sua vita perché questo paese si tiene nonostante tutto in piedi. Impresa grafica, volontariato per i disabili – che lui ieri mi ha spiegato benissimo perché sia giusto chiamare "diversamente abili" -, Libera, presidente del consiglio di istituto nella scuola dei suoi figli, comitato in difesa della Costituzione e non so quante altre cose. Certo che se una persona capace e generosa occupa nella società quattro o cinque caselle, il buono si moltiplica automaticamente. Il guaio è quando in nobbuoni occupano più caselle ancora.
E infine. Oggi è il 29 aprile, anniversario dell’assassinio di Pio La Torre (1982). Sulla vita di quel grande dirigente politico è uscito un bel libro, scritto da Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca, edizioni Aliberti. Serve per capire, oltre che per ricordare. Come per capire serve il libro scritto per l’Unità da Giampiero Rossi, uno dei migliori prodotti della premiata scuderia "Società Civile". Si chiama "La lana della salamandra" e ricostruisce, a memoria di tutti, la strage dell’amianto a Casale Monferrato: la morte di migliaia di lavoratori non "sul lavoro" ma "a causa del lavoro". Se volete leggerlo, lo trovate in edicola.
P.S. Attenzione però. La situazione è meno peggio di quanto sembri. Non abbandoniamoci alle analisi catastrofiche…
Nando
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