Roma, casta romana, Romano

Me lo sentivo. Lo sapevo che il derby sarebbe andato a finire in questo modo, accidenti. Il ricordo del 5 maggio 2002 è troppo fresco. Almeno per chi abbia occhi e intuito. L’Inter è spompata, e il cielo non voglia -visto che di mezzo c’è comunque la Roma- che si ripeta lo schema Alemanno-Rutelli. Forza con il Siena, dunque, domenica prossima. Senza presunzione e senza strane fantasie.

A proposito di calcio, per seguire le imprese della mia squadra del cuore ho seguito anche la trasmissione della Ventura. Nel corso della quale ho segnato con la matita blu almeno tre cose: a) un tale che imitava Mastella e che si prodigava in intelligentissime battute sul fisico della Bindi, giocando sull’espressione "non passerete sul mio corpo"; geniale, rinascimentale; b) un altro tale che guidava in trasmissione delle povere pensionate in veste di ragazze danzanti (dette plin plin, o simili) e che richiesto di dove le avrebbe portate dopo la comparsata rispondeva "in discarica" (risate, applausi); c) il "comico" Panariello che rimproverava pubblicamente il regista per avere inquadrato un malcapitato spettatore che non rideva alle sue folgoranti, irresistibili battute. Che roba, ragazzi…Credo indipendentemente dalla Ventura. Ma perché non fare un concorso (magari un televoto) per dare il tapiro del pubblico al più idiota della settimana? Vuoi vedere che non ne sparino di meno…

Vengo intanto rimproverato da autorevoli testimoni della vita del ministero in questi due ultimi anni di essere stato troppo moderato nell’articolo che l’Unità del 2 maggio ha pubblicato con il titolo "Diaro triste di un sottosegretario" (e che qui accanto trovate titolato diversamente). A me non sembrava. Ho voluto solo porre il problema in termini generali. Ma se questa critica arriva da più parti, vuol dire che bisogna davvero scavare nelle cause della sconfitta. Il che non significa affatto autoflagellarsi. Significa invece, semplicemente, scansare le dispute ideologiche e andare al sodo dei problemi. Perché se in più ministeri gli impiegati di sinistra affermano, tirando i conti, di avere lavorato meglio e di avere imparato di più con i ministri del centrodestra, qualcosa da aggiustare c’è. E si tratta di cultura politica. E si tratta di uomini che ci portiamo (con effetti disastrosi) nelle posizioni di comando. Sull’onda delle nostre vittorie per prepararci le nostre sconfitte.

Oggi telefonata (graditissima) da Romano. Che fai, ah vai a Palermo, una scelta coraggiosa, ci vedremo lì. Trovato di umore disteso, sereno assai. L’han voluto buttare giù?, ecco il risultato. Il fatto, gli ho detto, è che abbiamo ancora in testa l’idea che i governi durino un anno, è questa la vera eredità della Prima Repubblica. Ma questo governo dura cinque anni, ha obiettato lui. Infatti non sono loro, gli ho detto; siamo noi che appena facciamo un governo pensiamo subito a come tirarlo giù. Non si è scomposto. Insomma, è in forma. In fondo è l’unico che ha vinto, nonostante tutto.

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