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Viaggiando e Travagliando
Mi dispiace. Mi dispiace di essere stato in viaggio tre giorni di fila senza potere avere per le mani il mio fido portatilino, affidato per cure speciali al mago del computer (ci credereste? Lo stesso a cui si affida per il suo Blog Beppe Grillo…). Mi dispiace perché sarei voluto intervenire di nuovo -e di corsa- sulla vicenda di Marco Travaglio. Più importante del mio viaggio nella bergamasca (Torre Boldone), dove ho incontrato una scuola media d’eccezione e dove ho scoperto che sul piano della concreta amministrazione può essere efficace, e quanto, anche un assessore alla pace. Più importante del viaggio a Palermo; o di quello a Bologna, dove ho partecipato a un interessante tentativo di “riprendersi il territorio”, con tanto di incontro serale al freddo, in periferia, là dove girano gli spacciatori. Più importante anche del mio primo consiglio di facoltà a Scienze Politiche a Milano: che mi ha reso felice, visto che si sta andando verso un insegnamento speciale di economia criminale, che mi consenta di valorizzare quel che ho studiato e imparato in molti anni di lavoro nei movimenti e nelle istituzioni politiche (vedremo il titolo preciso del corso tra qualche giorno).
Sì, più importante di tutte queste cose. Perché l’attacco a Travaglio ha qualcosa di sistemico e sistematico. E’ un segno dei tempi. E’ il riflesso di questa situazione surreale che si sta generando in parlamento e nella vita politica. E’ un misto di esorcismo e di censura. Voglio dirlo: sono rimasto letteralmente sconvolto per l’attacco di Repubblica e di D’Avanzo. D’Avanzo non ha affatto messo sull’avviso dalle conseguenze estreme a cui può portare il “metodo Travaglio”. Voleva rimproverare a Marco di forzare l’interpretazione dei fatti. Ma lui, riportando quelle false voci su Marco che si fa pagare le vacanze dal mafioso Ajello, non ha forzato l’interpretazione dei fatti. Ha raccontato fatti falsi. Messi in bocca a un avvocato (anonimo) di Ajello. Senza controllarne la veridicità (acclarata invece per i fatti addebitati a Schifani). E questa sarebbe la lezione di garantismo e di equilibrio che si voleva impartire? Davvero sono misteriose le ragioni di un attacco così smandrappato. Chi e perché ha dato a D’Avanzo quella falsa notizia? Come è arrivato l’avvocato di Ajello al vicedirettore di Repubblica e con che intenzioni? Perché D’Avanzo non ha verificato e ha subito scritto righe diffamatorie verso un suo collega? D’accordo, ormai si coglie in alcuni giornalisti un’ invidia da morire verso i successi editoriali e di pubblico di Marco. Ma quello di questi giorni ha tutta l’aria di un attacco politico. Esprime la voglia incontenibile (della politica? segnatamente di una parte politica? e di quale parte politica in questo caso?) di liberarsi di un testimone scomodo. Brutta aria, amici miei. Dagli assalti ai nomadi e dalla caccia al romeno fino alla libertà di opinione tira una brutta aria. Nessun dorma, come si dice. Perché il problema non è volere essere a tutti i costi “contro”. Il problema è scegliere di essere coerentemente “per”. Per i diritti umani, per la libertà di parola, per una democrazia trasparente. A Follonica avremo molta carne al fuoco.
Nando
Next Article17 maggio. Saluti per Mario (e per Gemma)