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Qui Mantova. Festival bagnato…
Notizie da Mantova. Ieri sera è partito il Festival. Apertura ufficiale e primi due concerti. Considerazione un po’ a pelle: la musica cambia, la solfa no. Ragazzi, qua il tappeto rosso non c’è mai. Si va sempre in salita, se no non vale. Sapete a che ora dovevamo incominciare? Alle otto di sera. E sapete a che ora è incominciato a piovere? Avete indovinato: alle otto di sera; dopo che qualcuno ci aveva pure detto “avete riportato il sole”. In ogni caso la musica è stata eccellente. Ho scoperto i Funk Off, gruppo toscano, di Vicchio (che diede i natali a Giotto, imparai vent’anni fa andando lì per un dibattito). Consiglio per gli acquisti: se dovete fare festa in un paese con musica coinvolgente, allegra, colta, e con una band che sappia scatenare i passanti, anche con coreografie formidabili, invitate i Funk Off. Ieri sera hanno recitato un po’ la parte del pifferaio magico. Si sono messi in fila con le loro magliette rosse, i loro sassofoni e tamburi e altri fiati, e in formazioni fantasiose si sono incamminati suonando sotto i portici della città. Siamo partiti dietro di loro in sette e alla fine, alla facciazza della pioggia, ci siamo ritrovati in duecento (il vecchio militante li ha contati: 197). Ballando, ritmando, applaudendo. Bravissimi. Dopo di loro i Percussio Mundi, di cui vi ho già detto ogni bene, e di cui, da ieri sera, dicono ogni bene anche quelli che non li conoscevano. Chiesti bis a ripetizione sotto la pioggia battente dalla gente infilata sotto gli ombrelloni dei bar o sotto i portici. Fotografia della sera (premio Pulitzer in arrivo): su due sedie bagnate al riparo di un ombrello, due eroici marito e moglie con batuffolo di bambino accucciato in mezzo.
Il clima tra i volontari è splendido. Sono tutti gentilissimi ed efficientissimi. E pullulano tra loro graziose giovani signore. Esagero? E che altro dovrei dire dopo che mi hanno fatto trovare spillette (che qui chiamano pin) con su la mia faccia e la scritta “Nando rock”? Dico: era dai tempi della mia candidatura a sindaco di Milano -ma sì, ho fatto anche questo- che non vedevo il mio pregiato volto sulle magliette o camicie altrui…
Stamattina, poi, hanno suonato al teatro Bibiena docente e allievi del dipartimento di musica sacra del conservatorio di Verona. Bello, struggente. Vi faccio i nomi perché l’esibizione è stata davvero strepitosa, e avrebbe meritato il pienone (purtroppo si è dovuta cambiare la sede all’ultimo momento per problemi di trasporto del clavicembalo): maestro Alberto Rasi, soprano Yoko Sugai, all’oboe Magda Karolak (polacca, quando suona le esce l’anima) e al clavicembalo Michela Poli (“lei mi ha fatto scoprire le bellezze del clavicembalo” le ho detto d’istinto alla fine). Mentre scrivo si attende con un po’ di emozione il rush di tardo pomeriggio e sera. Sto facendo la scaletta del dopofestival, dove stasera avrò anche Flavio Oreglio e i Tetes de Bois. Capace che piove di nuovo ma stavolta frego tutti e ci buttiamo in un posto al chiuso, il Ludas, lo stesso del dopo-dopo-festival, il ritrovo dei tiratardi; mi spiace solo che stanotte non potrò tirarci le tre o le quattro perché domattina presto dovrò essere a Milano per la grande manifestazione organizzata dalle scuole superiori in ricordo di Giovanni Falcone.
Auguri a tutti. Anche che si mangi un po’ meglio, solo un po’ meglio, entrando a caso nei normali ritrovi mantovani. Oh, amici, questa dovrebbe essere terra di grande gastronomia…Ma auguri, soprattutto, ai lavoratori della Sogefi, duecentotrenta famiglie con il licenziamento in casa. Domani il Festival gli porterà la sua solidarietà in fabbrica. Ve l’ho detto. Questo mica è un festival come gli altri…
Nando
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