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Speranze garibaldine. Da Mozart a Follonica
Emme. Emme come Mantova. Emme come Messa Rock. Emme come Mozart. Emme come tempo di m… E’ finito il festival. E ti porti dentro tante cose in più. Eppure è come se avessi qualche cosa in meno… Che volete, è l’effetto nostalgia. Che scatta sempre, a ogni edizione. Ti mancano le musiche sparse ovunque, ti manca piazza Leon Battista Alberti (a me manca soprattutto quella, anche se il parroco ci fa la guerra per la notte bianca dello scorso anno), ti manca l’entusiasmo dei volontari, ti mancano gli artisti, ti mancano i ragazzi dei conservatori, che ti sgranano gli occhi sognanti quando gli dici che al Bibiena, dove hanno appena suonato, ci ha suonato anche Mozart. Mancano le ore piccole trascorse come ai tempi dell’università, ossia parlando di nulla, o di ciò che ti appare tale. Mozart, appunto. I giovani talenti dei conservatori hanno spopolato. Quando ho potuto li ho pure fatti esibire al dopofestival in piazza delle Erbe. E sono sempre stati successi garantiti. I turisti stranieri erano deliziati da tanta bravura. Già, gli stranieri.
Perché, se posso dire quel che penso quando vedo quanto bendiddio va sprecato a Mantova, vorrei aggiungere la seguente riflessione: che a Mantova sono bravissimi a raccontarti che al Bibiena ci ha suonato Mozart, ma se oggi un Mozart in vita e senza piazze con il suo nome arrivasse al Bibiena e venisse messo in cartellone tra i giovani talenti non se lo filerebbe nessuno. Neanche per curiosità, chissà mai che fra vent’anni si possa raccontare al nipote o a un compagno di merende di averlo sentito dal vivo. Così, giusto per farlo sbottare d’invidia. In ogni caso l’intuizione di inserire i giovani talenti in questi festival, di tirarli fuori dai loro scrigni e sciorinarli “coram populo”, la rivendico come la principale cosa che ho fatto nella mia esperienza di governo. D’accordo, non ho potuto lasciare una legge “dalla Chiesa”, ma ho lasciato (essù, fatemelo dire…) un’intuizione politico-culturale che può produrre più effetti di una legge.
Quanto alla messa rock, è stata un’esperienza fantastica, commovente. Mentre si svolgeva, il mio fiuto di sociologo da combattimento mi ha incominciato a dire che stavo assistendo a qualcosa di grande e di nuovo. Qualcosa che avrebbe cambiato i nostri scenari. Perciò ho iniziato a prendere appunti sul foglio dei canti della messa. E alla fine ho confessato a chi mi stava vicino: “mi sento come dopo piazza Navona”. Ossia come uno che ha respirato l’inizio di un sommovimento che gli piace assai (e rimando qui a lato all’articolo scritto di getto per l’Unità).
Se c’erano i mantovani alla messa? Seee, illusi! C’erano quelli del quartiere di Lunetta, certo; il sindaco, il presidente della provincia e gli scout. Per il resto molti da fuori. A Reggio Emilia una cosa così (ma avete visto che servizi televisivi?) avrebbe mobilitato l’intera città. E il bello è che il problema non sono le idee politiche, a Mantova votano più o meno come a Reggio. Dev’esserci altro, compreso qualche nostro errore. In ogni caso onore a chi ci ospita. Miglioreremo. E se ce la facciamo, gli porteremo perfino Mozart resuscitato.
Insomma, come avrete capito, la forza del Mantova Musica Festival sono da sempre i non mantovani. Per questo dico che la pioggia maledetta (da domani arriva il sole, era la litania quotidiana…), la pioggia insistita, comunque sempre incombente, con il diluvio di sabato sera sopra tutto, ci ha davvero danneggiato. Ma quale alibi…Scusate, ma chi si mette in auto per andare in un’altra città sapendo che può arrivare l’acquazzone sul più bello e non ha né Vasco né Bruce da sentire e nemmeno settanta euro da non buttare?
Infine altra bella notizia: oggi sono stato nominato presidente onorario del polo artistico-culturale di Verona (Fondazione Arena, Accademia di belle arti, Conservatorio, Università, sezioni delle Accademie nazionali di Danza e d’Arte drammatica…). Riconoscimento per averlo inventato e voluto. Insomma, ci si prova. Domani sera sono in una scuola di Empoli. Ma soprattutto: ragazzi, Follonica è vicina! Si sciolga l’umorismo, si lucidino i cervelli, si scateni l’immaginazione…
Nando
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