Noi che non siamo nati a Genova (ma che ci andiamo…)

Allegria, stavolta dovrebbe essere vero: da lunedì 2 giugno – mi dicono, mi giurano – dovrei rientrare in possesso di una delle mie principali facoltà: quella di scrivere su un mio computer personale. E quindi di tenere aggiornato questo Blog con meno fatica delle ultime settimane (attualmente scrivo da una postazione del Senato prestatami con squisita gentilezza da un’amica laureata in fisica ma che fa la giurista…). Allora, la novità la conoscete quasi tutti, mi par di capire. E per me è una novità grande. Aiuterò Genova prendendomi la responsabilità della cultura, dell’immagine della città e dei grandi eventi. Bellissimo. E per tanti motivi. Perché a Genova mi sono legato, e tanto, rappresentandola da senatore per cinque anni assai intensi (2001-2006, leggi ad personam, mica bubbole). Perché la materia (vasta) è una di quelle in cui penso di potere dare il meglio di me. Poi perché Marta Vincenzi è una donna che stimo e che merita di essere aiutata, personalmente oltre che come sindaco di Genova. E infine, lasciatemelo dire, perché il fatto di essere chiamato a rinnovare radicalmente l’amministrazione politica di Genova dopo essere stato messo fuori dal parlamento perché bisognava “rinnovarlo”, mi sembra uno strepitoso risarcimento morale. Una conferma di quel che ho sempre sostenuto: che quando occorre il consenso dei cittadini non si pesca tra i segretari e i portavoce dei dirigenti di partito, ma si va dalle persone che si sono “sbattute” un bel po’ nell’interesse del paese. Di più: mi ha inorgoglito che nei “palmares” della mia biografia offerta alla stampa venisse inserita la riconosciuta “indipendenza dai vertici di partito”. Bene. Ora al lavoro, farò di tutto, ma proprio di tutto per onorare la fiducia. E, forse ancora più, per rispondere all’infinità di messaggi di contentezza e di speranza che mi sono arrivati da ogni tipo di cittadini genovesi. Attenzione però (e solo per la precisione): non farò l’assessore, ossia non starò formalmente in giunta. Sia perché non voglio abbandonare i miei progetti universitari (il che mi darà fra l’altro la necessaria autonomia mentale nella nuova esperienza) sia per mantenere la parola data a don Ciotti sugli impegni da assumere in Libera.

Prima di andare a Genova, in ogni caso, si aprano le danze a Follonica. Con il magone per certe assenze, che non cito solo per non far torto a nessuno. Ma con la gioia per altre presenze. Vedrete che qualcosa di buono nascerà. E vi annuncio una sorpresa a cui ho pensato e lavorato negli ultimi giorni. Una proposta a cui, come si diceva nel “Padrino” (ahi ahi la citazione…), “non si può dire di no”. In alto i cuori, dunque, nonostante tutto.

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