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Metti una sera a cena con Mariolino Corso
Poi, al prossimo post, parliamo di politica e formazione. Prima vi devo dire con una certa emozione che cosa mi è successo di fare ieri sera: ho cenato con Mariolino Corso, il “sinistro di Dio” della Grande Inter degli anni sessanta. L’occasione era la presentazione del libro di Mauro Colombo “Cent’anni da interisti” (Melampo, ovviamente). A Erba, essendo l’autore di Erba. In attesa di ritrovarsi in sala con tutti i suoi parenti erbesi, quelli che -appunto- si sono vissuti, attraverso le generazioni, cent’anni da interisti. Be’, è stata un’esperienza fantastica. Mariolino è spiritoso, gentile, diplomatico (lavora ancora per l’Inter come osservatore) ma fa sempre capire con chiarezza quello che pensa, su tutto. E non ama parlare troppo dei gloriosi tempi di lui campione adorato dalle folle nerazzurre. Non ha vissuto solo quella stagione. A me è venuta in mente, nel tentativo di capire le sue ragioni, la mia riluttanza a parlare del sessantotto, il fastidio che provo quando, incontrando qualcuno che ha fatto quella esperienza, vedo che non trova altro da raccontare di se stesso. Quando mi accorgo che una stagione è la sua vita e che vorrebbe che così fosse anche per me. Ecco, Mariolino mi è piaciuto anche per questo. Il che non mi ha impedito di ricordargli due splendidi gol che gli ho visto fare, uno allo stadio (come viaggiava quella punizione a foglia morta….) e uno in tivù. Interista, comunque, lo è fino al midollo. L’11 giugno, mi ha raccontato, saranno cinquant’anni che lui, Guglielmoni e Da Pozzo si presentarono, ragazzini veneti, da Angelo Moratti per firmare il primo contratto della loro vita. A proposito di Mario Da Pozzo: c’era anche lui nel pubblico, il portiere che giocò nell’Inter contro il Santos di Pelé (ah se la ricordo, quella partita, e com’era bianca la maglia bianca del Santos nella notte di san Siro…). Il portiere che giocò nel Genoa di Gigi Meroni e che ieri mi ha ringraziato per avere appunto scritto “La farfalla granata”. La conclusione comunque la potete immaginare da voi: mi sono fatto firmare l’agenda da tutti e due. “Corso Mario” ha firmato in diagonale Mariolino, declinando “le sue generalità” esattamente come si faceva nelle campagne venete del dopoguerra. Mi sono commosso ancora di più.
Nando
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