Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Presidio a Milano. Chi ben comincia, oh yes
Che bello che è stato il presidio di ieri, amici blogghisti. Raramente nella storia quindicennale di queste manifestazioni milanesi c’è stata tanta partecipazione, per giunta con un caldo equatoriale e in orario praticamente di ufficio (ma era il modo migliore per comunicare indirettamente con le migliaia di passanti dell’ora di punta). Non so se fossero seicento cittadini, o ottocento (propendo) o addirittura duemila come ha detto qualcuno. So che c’era tanta gente e che è stata mobilitata in tre giorni di blog senza strutture di partito o associative dietro, se non quella -che mi diverte e intenerisce insieme- del “comitato milanese per la legalità”, nato in quattro e quattr’otto lo scorso giovedì mattina (ah, com’è utile certe volte avere fatto il ’68…). Allora, cerchiamo di descrivere: cartelli e striscioni autoprodotti, con un classico “resistere” (Simona Ravera, ha mantenuto l’impegno preso su questo Blog) e alcuni più freschi di stagione (Alfano ecc) dovuti alla creatività di Paolo Guerra. Presenze politiche: plurali, esponenti di tutti i partiti, due consiglieri comunali piddì (ecco i nomi, a futura memoria: Ettore Martinelli e David Gentili), uno arcobaleno (il mitico Basilio Rizzo), il segretario provinciale piddì (bravo Giovanni Bianchi!), l’ex segretario Cgil e senatore Antonio Pizzinato. E altri esponenti istituzionali della Provincia. E Carlo Monguzzi, consigliere regionale verde. E Vittorio Agnoletto (uffa, ‘sto computer con l’Agnolotto…), che ha spiegato come la legge blocca-processi farà presumibilmente saltare i processi Diaz e Bolzaneto. Ah, i parlamentari, dite? Ohibò, generosamente alla larga, loro fiutano l’aria, da quando li nominano le segreterie romane stanno ben allineati. Poi: bandiere. Be’, c’erano tutte, quella di Rifonda sopra di me, a farmi quasi da aureola, sicché a un certo punto ho chiesto soccorso a una bandiera Piddì, mi venisse dietro accidenti, sembravo uno straniero tra Italia dei Valori, comunisti, verdi ecc. Testimonial d’eccezione: Salvatore Borsellino, che ha parlato ed è stato applauditissimo, e Ottavia Piccolo, che ha preferito non parlare. E Gianni Barbacetto, metà testimonial metà fondatore del comitato. Grande numero dal palco di Piero Ricca, quello del “Puffone”, a conferma che sui palchi possono e dovrebbero coesistere tante anime, senza danno per nessuno, anzi. Con lui un folto gruppo di grillini. C’erano perfino, ma sì, un po’ di studenti universitari.
Infine il clima: per nulla resistenziale o da antiberlusconismo stantio. Molta indignazione civile ma soprattutto la consapevolezza -questa mi è sembrata la novità- che mugugnare non serve a niente e bisogna prendersi nelle mani il proprio destino di cittadini. In certe circostanze chi fa da sé fa per tre. Ottobre verrà, con la sua adunata oceanica. Ma intanto la gente si faccia sentire. I movimenti democratici e civili, in fondo, sono nati anche con dieci persone-sandwich che andavano su e giù per le vie centrali di Londra, Washington o Praga.
“Lui”, infine. Ossia il microfono, totem malefico, croce e delizia dei miei comizi. Ma ci credereste che funzionava da cani, e che dall’altra parte della strada continuavano a urlare “voce”? Tanto che poi due signore mi han detto che non avevano sentito praticamente niente ma erano contente di esserci state comunque? Che ci volete fare… C’è sempre un microfono sabotatore nella vita della sinistra…
Insomma: presidio fresco, artigianale, combattivo. Voto: 27. E tanto ci basti. Come inizio va bene così. Ora scusate ma devo studiare. Devo ripassare Bruce in attesa del concerto di domani, il settimo della mia vita. L’America di Bruce è proprio un’altra cosa…
Nando
Next ArticleScene di vita senza B. (ma con B. sullo sfondo)