Scandalo Santa Rita. La sagra degli innocenti

Personalmente considero quello della clinica milanese Santa Rita uno dei più grandi scandali italiani a mia conoscenza. Già sappiamo che con la nuova legge sulle intercettazioni esso, con il suo corredo di autentici orrori, non sarebbe mai venuto a galla. Già sappiamo che non è probabilmente l’unico nel sistema sanitario lombardo, spinto scriteriatamente in questi anni verso l’orizzonte dei profitti privati con accreditamenti generosi. E abbiamo anche visto il “Corriere” iniziare a sostenere le tesi “innocentiste”. Meno noto è che di fronte ai rischi di caduta degli “affari” per la clinica, i dipendenti stanno tenendo verso quello che è accaduto un atteggiamento molto simile a quello che ebbe a suo tempo Craxi verso Tangentopoli: la colpa è del “mariuolo” (in questo caso dei “mariuoli”, detti “quattro str….”). Nossignori. Alla Santa Rita come nella altre cliniche in cui il caso potrebbe esplodere, si è lavorato in un clima ben conosciuto (e spesso denunciato in privato tra colleghi) a tanti dipendenti. Ma si è preferito non denunciare per non perdere il posto (in genere meglio remunerato che negli ospedali pubblici). Legittimo avere paura, meno legittimo trasformare la “complicità per paura” in innocenza. Su questo caso riporto (per completezza d’informazione) la mozione presentata dalle opposizioni al consiglio di zona 3 di Milano. Mozione bocciata, se aveste avuto qualche dubbio… E’ lunga, ma vale la pena leggerla.


IL CASO “SANTA RITA” E IL MODELLO SANITARIO LOMBARDO

Lunedì 9 giugno la Guardia di Finanza di Milano ha eseguito quattordici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di primari, ex primari e altri medici dell’Istituto clinico Santa Rita e del suo rappresentante legale, verso i quali la magistratura ha formulato ipotesi di reato di lesioni personali gravissime, truffa al Servizio Sanitario Nazionale e falso ideologico.

In Lombardia ben 35 centri medici convenzionati con la Regione sono oggetto delle indagini e dei provvedimenti della Procura per reati dello stesso tipo: Multimedia, Humanitas, il Centro di Medicina Nucleare, il San Raffaele, le cliniche San Pio X,  San Carlo,  Santa Rita ecc.: l’elenco dei casi individuati dalla magistratura o in corso di indagine è ormai così lungo e così articolato da configurare un vero e proprio “sistema” diffuso del malaffare in campo sanitario.

Il 23 giugno il Consiglio Comunale di Milano, all’unanimità, ha chiesto la revisione dei criteri di accreditamento e di remunerazione adottato nella Regione Lombardia e lo stesso Formigoni, Presidente della Regione Lombardia, ha già assunto pubblicamente l’impegno ad operare in tal senso

I gruppi consiliari di opposizione in Consiglio di Zona 3

esprimono solidarietà ai lavoratori della Casa di Cura “Santa Rita” che, senza proprie responsabilità, sono travolti dalla situazione in atto e vedono messo a rischio il proprio posto di lavoro;

ricordano che già nel 2003, durante il lungo e tormentato iter dei progetti e delle realizzazioni di ampliamento della Casa di Cura “Santa Rita”, non sono state adeguatamente tenute in considerazione le numerose obiezioni formulate dai cittadini, dai loro comitati e da una parte significativa di questo Consiglio di Zona riguardo l’opportunità di un ulteriore espansione della struttura;

e sottolineano che non sono stati adeguatamente presi in considerazione nemmeno segnali allarmanti quali l’aumento abnorme dei rimborsi chiesti ed ottenuti negli ultimi anni dalla Casa di Cura “Santa Rita”(dal 2000 al 2006 + 122%, ossia da 22 a 49 milioni di euro) o che ben il 13% dei casi di morte in tutti gli ospedali della Lombardia si verificasse nella Casa di Cura “Santa Rita”;

ritengono necessaria la revisione dei criteri di accreditamento e di remunerazione finora adottati dalla Regione Lombardia e chiedono

·      che i nuovi criteri di accreditamento prevedano, fra l’altro,

          una preventiva analisi delle effettive esigenze sanitarie della popolazione in rapporto alla domanda esplicita ed implicita di assistenza e la quantificazione delle possibilità di farvi fronte tramite strutture pubbliche e delle necessità di integrazione dell’offerta attraverso l’accreditamento di strutture private

          la verifica preventiva circa la sussistenza di tutti i requisiti di idoneità delle strutture in termini di dimensioni dei locali, di distribuzione delle funzioni ai diversi piani, di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, di disponibilità di posti auto per gli utenti, escludendo la possibilità di deroghe

          l’analisi del tipo di rapporto di lavoro che la Struttura sanitaria richiedente mette in atto, riconoscendo l’accreditamento solo quando sia esplicitamente previsto un tetto massimo per il "cottimo" di medici e infermieri, in analogia a quanto è in atto nelle strutture pubbliche

·      sia istituito un sistema di controllo che riguardi non solo gli aspetti economico-gestionali, ma anche la corretta applicazione delle linee guida nazionali per la diagnosi e la cura delle malattie

·      sia reso pubblico, anche sulla stampa non specializzata, l’elenco degli accreditamenti di ogni struttura e delle eventuali deroghe concesse, per favorire la scelta consapevole degli utenti.

·      venga messo in atto un percorso di riaccreditamento graduale per il quale propongono le seguenti priorità:

1.       i servizi di analisi di laboratorio e radiologici, gli accertamenti ambulatoriali, le visite di quelle specialità per le quali le indagini eseguite non hanno trovato nulla di irregolare, i servizi di riabilitazione e i piccoli interventi. Tutti questi servizi, di fatto, attraggono la gran parte dell’utenza e suppliscono alle insufficienze dei poliambulatori di via Don Orione e di via Andrea Doria.

2.      la definizione di regole certe sul rapporto di lavoro e gli interventi di ristrutturazione edilizia necessari a sanare tutti gli aspetti che hanno avuto bisogno di deroghe.   Tra gli interventi edilizi prevedibili si consideri anche la necessità di spostamento delle sale operatorie dai piani interrati a piani fuori terra e si valuti l’opportunità di dedicare il secondo e il terzo piano interrati ai parcheggi a rotazione per gli utenti che sono previsti per legge.   Una speciale attenzione dovrà essere posta alle norme di sicurezza, in particolare relativamente a possibili incendi.

3.    le specializzazioni per le quali le indagini eseguite non hanno trovato nulla di irregolare e il numero di letti convenzionati relativi, seriamente programmati.  

4.    soltanto a conclusione di questo percorso logico sia valutata l’opportunità di realizzare un “Pronto Soccorso” relativo alle specializzazioni presenti nella Clinica

·      non sia estesa la classificazione S/H ad altri immobili già acquisiti o di futura eventuale acquisizione da parte della Clinica Santa Rita nell’isolato Catalani – Jommelli o negli immediati dintorni;

·      si valuti l’opportunità che la ASL chieda il sequestro conservativo dell’immobile, a garanzia della restituzione delle somme pagate in eccesso

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