Piazza Navona, l’applausometro e Caponnetto

Secondo me ha ragione Moretti. Nessuno scandalo, nessuna flagellazione, sia chiaro, per quel che è stato detto in piazza Navona. A Pontida si dice spesso di peggio. E B. nemmeno lui scherza. Ma un’amarezza di fondo quella sì, c’è. E proverò a spiegarmi. Dice Moretti che i girotondi del 2002 avevano un’altra profondità politica. E’ vero. La piazza Navona del 2 febbraio 2002 era stata organizzata da un gruppo di parlamentari, che si era costituito in comitato parlamentare “la legge è uguale per tutti” (vanteria: di cui ero il coordinatore), e che si era finanziato interamente la manifestazione. E su quel palco venne chiamato alla fine Nanni Moretti. Che lanciò la sua invettiva. Poi ognuno si è riscritto la storia dei girotondi intestandosela, ma così fu. Lo stesso Palavobis fu aggiustato in corsa proprio sull’onda di quel che stava accadendo. Micromega voleva celebrare i dieci anni dall’arresto di Mario Chiesa, io cercai di far capire che il Paese stava vivendo un altro tempo e che comunque non era bello festeggiare le manette, che era meglio battersi per una legge uguale per tutti. E, come si sa, la gente capì il messaggio. Purtroppo a un certo punto, specie a partire dalla fine del 2003, gli appuntamenti divennero degli happening. Una gara a chi prendeva più applausi, se il comico o il politico, e quale comico e quale politico. E si puntava sempre più sui comici per aumentare il pubblico. Una gara a chi la sparava più grossa, a chi denunciava di più. Personalmente, pur continuando a promuovere piazze e appuntamenti, sentivo che c’era un virus. Lo spettacolo si mescolava con l’ansia di creare/guidare un movimento politico nazionale separato da ciò che era già in politica. Cofferati sindaco a Bologna e le elezioni europee affondarono questa ambizione (il flop della lista Di Pietro-Occhetto).

Ecco perché su questo Blog avevo subito messo in guardia, qualche settimana fa, dal rischio che risorgesse quella tentazione leaderistica nazionale e avevo incoraggiato la nascita di comitati cittadini autonomi “per la legalità” capaci di mettersi in rete tra loro. Perché sarebbe stato sicuramente riesumato quel modulo; che sarebbe stato verosimilmente rimpolpato con Grillo. Per fare audience, per fare spettacolo. E’ andata esattamente così. Mentre le manifestazioni locali sono state civilissime e perfino romantiche. A Milano quasi mille, con un solo giorno di tam tam (nessun partito ci riuscirebbe). A Genova quattrocento, senza né microfono né megafono e Giunio Luzzatto e Stefanoski in piedi sui cippi davanti alla prefettura a raschiarsi la gola. Il fatto è che l’agorà è il luogo della politica (altro che maledire la piazza…). E l’anfiteatro è il luogo di Aristofane. Sono due linguaggi diversi. Si possono intrecciare. E li abbiamo intrecciati. Moretti salì sul palco politico. Io intervenni in rima al Senato contro la legge Pecorella. Ma se ognuno porta il suo linguaggio all’estremo, il luogo è uno solo. Chi potrebbe criticare Grillo o la Guzzanti se dicessero quel che han detto in uno spettacolo? Moretti, in fin dei conti, provocò uno sconquasso senza turpiloquio e senza sfottò boccacceschi. Disse: “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. Frase politicissima. Ecco. C’è bisogno di qualità. C’è bisogno di sapere anche uscire dalla logica dell’applausometro. Per questo il fatto che domani facciamo nascere a Bologna le scuole di formazione politica “Antonino Caponnetto” mi sembra un fatto di grande speranza. Per tutto il paese.

P.S. Grazie Ki@!! E grazie ad Aldo Cazzullo per la impressionante regolarità con cui ci fa capire sul Corriere di che cosa sia capace un giornalista quando si mette a fare il microfono di Francesco Cossiga. Se Cossiga lo ha scelto, ci sarà un motivo…

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