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I libri nobbuoni. Risposta alla Festa. Da editore e da piddì
Be’, ho applicato le regole della democrazia come le vorrei vedere sempre applicate. Spazio per la replica (di Paganelli) della stessa evidenza riservata a me medesimo. Niente contro-replica velenosa ficcata contemporaneamente in coda, con l’obiettivo di liquidare in una battuta l’interlocutore. Ora, dopo un giorno, qualcosa però vorrei dire. Primo: Melampo non si sogna di avere diritto a nulla. I rapporti con le feste dell’Unità sono sempre stati cordiali e spontanei. Sappiamo che ogni organizzatore di eventi si regola come meglio crede. Personalmente non sono stato invitato alle feste nazionali dell’Unità per quasi dieci anni (credo dal ’94 al 2002 o 2003, con una sporadica eccezione) e, pur non essendo uno che non avesse nulla da dire su nulla, non ho mai obiettato o recriminato. Lo stesso vale per i libri. Tanto più se i tempi della festa si dimezzano rispetto a quelli della sua gloriosa storia (e questo non è un bel segnale, anche se non è colpa degli organizzatori). Si può dire: vogliamo solo gli autori famosi. E’ un criterio. Vogliamo solo i libri che hanno già venduto molto, per discuterne meglio con un nuovo pubblico. E’ un altro criterio. Vogliamo solo le novità autunnali, per presentarle in anteprima. E’ un altro ancora. Ma se ci si chiede di proporre dei titoli, e Melampo offre i titoli culturalmente e politicamente più attuali, uno dei quali (“Inferno Bolzaneto”) sta avendo continui riordini, e le viene detto di suggerirne altri, il messaggio è inequivoco: questi non vanno bene. Paganelli dice che deve pensare a non andare in sovrapposizione con i dibattiti e a non mandare deserti gli incontri. E ha ragione, lo dico a mia volta da vecchio organizzatore di eventi. Ma questo vuol dire che Firenze ospiterà dibattiti o presenterà libri su Diaz e Bolzaneto (non sulla sicurezza…), o su affari e Opus Dei, o sulla mafia cinese in Italia? Sui gay pare di sì, l’importante è che la paura sia quella della sovrapposizione e non quella di “eccedere” (uno è diverso da due…). Quanto al timore che il pubblico, con questi titoli, sia meno numeroso dei relatori, tranquillizzo subito Paganelli. Le presentazioni finora sono state affollate. Figurarsi a Firenze, dove il pubblico non deve nemmeno spostarsi ma è già sul luogo. Semmai ho numerose esperienze di presentazioni di libri fatte alle feste dell’Unità in cui con imbarazzo prendevamo atto di avere raccolto un pubblico maggiore di quello presente ai dibattiti principali (immagino che questa voce a Paganelli sia pur giunta dalle scorse edizioni locali delle feste).
Secondo: in fondo alla sua replica Paganelli paventa che questo mio intervento esprima una volontà di esercitare “pressioni” o di cercare “eccentriche forme di pubblicità”. Quanto alle pressioni, non ne ho mai fatte. Eventualmente avrei chiesto il soccorso di qualche “autorevole telefonata”. Quanto invece alla pubblicità, vorrei chiarire bene una cosa. Questo è il mio blog, non è la Rai. E se volessi potrei farci la pubblicità dei libri di Melampo tre volte al giorno (con fuga dei blogghisti, immagino). Non avevo bisogno di far pubblicità qui sopra. Io, appena avuta notizia della richiesta di altri titoli, ho detto alla redazione di Melampo di fermarsi, di non suggerire né il libro su De Monticelli né quello con gli inediti di Strehler. Perché in me è subito scattato non l’editore ma il fondatore del Pd, anzi, il dirigente del Pd. Che non può accettare, nemmeno per un attimo, l’idea che il suo partito provi imbarazzo a discutere di quei temi. Se così non è, ne sono contento.
Nando
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