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Il campionato degli impuniti
(Europa, 2 settembre 2008) – Brutta bestia, la sicurezza. Quando la fai penzolare a testa in giù come un trofeo di caccia, si rianima, ti sguscia via e ti azzanna a tradimento. I cantori del governo non avevano finito di rilasciare le loro interviste sul miracolo politico di Berlusconi -spazzatura, sicurezza e Libia- che proprio da Napoli è arrivata la più impenitente delle smentite. E’ successo quello che non era mai successo prima. Mica un blocco ferroviario qualsiasi da parte di operai a rischio di licenziamento. Ma centinaia di tranquilli cittadini che vengono fatti scendere da un treno, la requisizione del treno medesimo da parte di altre centinaia di cittadini assatanati di violenza e la distruzione dei vagoni mentre si compie (a sbafo) il viaggio verso Roma. Meta, lo stadio Olimpico. Come tolleranza zero non c’è male. Stazioni ferroviarie off limits, reparti di polizia in assetto da guerriglia urbana, saccheggi impuniti.
Il ministro Maroni fa bene a esigere rapporti dalle questure e a promettere la mano dura. Fatto sta che è accaduto con questo governo. E che certe annunciazioni di ministri in fregola di compiacere il Capo, descritto ai fedeli come un padre Pio della politica, ne escono ridicolizzate. Non c’è propaganda tiggì che tenga. Il calcio italiano ha in sé, da decenni, una carica di violenza che va combattuta con mano ferma e continua, senza concessioni ad alcun tipo di illegalità (che sia doping o che sia corruzione) perché alla fine il clima generalizzato di impunità presenta comunque il conto in forma di scontri e devastazioni. Evidentemente gli ultrà del Napoli alla favola del paese dove non c’è più nessuno spazio per i violenti non ci hanno creduto. O qualcuno si è dimenticato di avvertirli. E forse qualcuno si è dimenticato di informarne anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che -se sono vere le incredibili parole che gli sono state attribuite ieri tra virgolette da “Repubblica”- è corso paternamente a solidarizzare con i tifosi, rei al massimo di esagerare con i petardi. (CONTINUA)
Si rafforzerà il divieto delle trasferte per i tifosi più facinorosi? Bene, benissimo. Semmai si è fatto male ad allentare una strategia introdotta in modo sistematico dal governo Prodi (quello dell’insicurezza…). Ma il problema è più grande. Quante presidenze seguiranno la linea della Fiorentina e dell’Inter per rieducare, dalla a alla zeta, i propri tifosi? E quanti presidenti invece terranno con i propri ultrà la linea napoletana dei “compagni che non sbagliano”? E, pensando alle simpatie politiche delle tifoserie, insensatamente vezzeggiate per anni e anni, chi glielo andrà a dire agli ultrà di Atalanta e Verona, di Lazio e Catania, per esempio, che il governo di destra ha deciso di usare la mano dura proprio verso di loro, che vadano in trasferta o che stiano a casa propria?
Il campionato è appena incominciato. Ma siamo già all’allarme rosso. Così accade quando si scherza con il fuoco, quando si muore dalla voglia di assolversi e magari si sbeffeggia lo spirito di legalità ospitando nelle tivù con tutti gli onori Luciano Moggi. Non bastano le allegre interviste a esorcizzare la violenza che scorre dentro e fuori dal calcio. Tanto più che qui c’è poco da discettare di clandestini. Qui bisogna, semmai, discettare dei propri elettori dalla testa calda. E questa è una brutta bestia per davvero.
Nando
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