Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Musica & Mafia. Pubblico & Farisei. Genova & Milano
Antichi cortili, giovani talenti. E’ la rassegna musicale che abbiamo organizzato a Genova da mercoledì a domenica (per il programma vedi www.comune.genova.it), con coda di lusso il 27 sera, quando suonerà per la prima volta un’Orchestra dei Conservatori, mai esistita in Italia, per celebrare la riapertura della grande villa Bombrini a Cornigliano. E’ bastato un giorno e mezzo e mi è sembrato di rituffarmi nella mia passata attività al ministero. Ho rivisto alcuni dei fantastici talenti conosciuti in quei due anni. L’idea che Tremonti gli taglierà i fondi del 40 (quaranta!) per cento mi fa rabbrividire. Ho rivisto Viviana Lasaracina di Monopoli, una delle più grandi giovani pianiste italiane, i violini genovesi, il gruppo di musica settecentesca di Vicenza (clavicembalo meraviglioso, tipo Romeo e Giulietta), quel fenomeno quindicenne di Simone Rubino con le sue percussioni. Ho rivisto il gruppo jazz di Sassari, arrivato qui dormendo sul ponte della nave. Tutti accolti con entusiasmo alle stelle da chi c’era. Dice: quante persone? Mai più di settanta. Ma ricordo bene quando venni qui da sottosegretario per il premio nazionale della arti, sezione violino, e trovai trenta persone. Bisogna promuovere, promuovere, promuovere. La cosa più bella me l’han detta i sassaresi: meno male che c’è Genova, se no fuori dalla Sardegna a suonare non ci saremmo mai andati. Ieri il pubblico li ha salutati applaudendo in piedi.
Molta più gente, ho dimenticato di dirvelo ieri, c’era l’altro pomeriggio a Milano al convegno ideato da Basilio Rizzo, storico consigliere comunale, per ricordare i trent’anni da Peppino Impastato e più in generale per discutere di mafia a Milano. Lui, io, Barbacetto, Caselli, Forgione, e poi Giovanni Impastato e gli ex leader di Dp Franco Calamida ed Emilio Molinari. Amici, giuro che mai, e dico mai, ho visto un pubblico simile a un convegno a Palazzo Marino. Centinaia di persone sono rimaste fuori. Altro che riflusso. Sono contentissimo di avere scritto quell’articolo a Ferragosto sull’Unità per raccontare le cose buone che scorrono sotto la pelle del Paese senza che ce ne accorgiamo. Segnalo in proposito l’intervento di Gianni Barbacetto sulla storia della presenza mafiosa a Milano, con coraggioso riferimento all’oggi, alle contiguità e agli opportunismi, perfino agli intellettuali di sinistra (e loro elenco rigoroso) che vanno a far cultura da Dell’Utri.
Ultima riflessione. Senza Basilio Rizzo il convegno di Milano non si sarebbe mai fatto. Ma, stando alle norme varate giulivamente dall’assemblea regionale del Piddì, Basilio Rizzo in Comune non si sarebbe mai potuto ricandidare. Ha fatto ben più di due mandati (per fortuna sua e nostra non è piddì, così potrà andare ancora a far del bene a Palazzo Marino). Ecco: io sono arrivato a questa conclusione. Che la storia del limite dei mandati è solo un espediente cavalcato da aspiranti consiglieri ambiziosi per liberarsi artificialmente (con la scusa della moralità politica) di chi avrebbe più consensi di loro. Di quelli che gli elettori vorrebbero eleggere. Secondo me è arrivato il momento di dirlo. Pussate via, farisei del cambiamento… (e voi venite a Genova alla Rassegna, è previsto un week end sfolgorante!)
Nando
Next ArticlePensiero fisso. Italiani bastardi. Ma non Federico