La deriva e le prove d’orchestra

Oh che bello! Veltroni ha scoperto che con il signor B. è in corso una deriva autoritaria. “Deriva”. Si dice così, ormai. Autoritaria, plebiscitaria, ecc. A me più che una deriva sembra una rotta chiara. Ma si sa, il vocabolario cambia a seconda delle esigenze, delle pigrizie e delle convenzioni. Che bisognerebbe buttare all’aria, per potersi capire con franchezza. Finalmente non siamo più al “principale esponente dello schieramento a noi avverso”. Però ragazzi, per quante bufale bisogna passare per vedere quello che si vede a occhio nudo.

Un breve cenno su Genova, poi credo che in futuro non avrò più molto modo di parlarne. Ieri sera la Rassegna “Antichi cortili, giovani talenti” si è chiusa con un concerto dell’Orchestra dei conservatori. La quale in Italia non esiste, incredibilmente. E ieri ha fatto la sua prima apparizione, mettendo insieme giovani musicisti di 25 conservatori italiani. Sono stati bravissimi, bis a ripetizione. Bravissimo il direttore d’orchestra, Domenico Longo, a cui gli orchestrali hanno tributato un imprevisto applauso battendo i piedi sul palcoscenico del teatro Verdi. Bravissima a organizzare, selezionare, rischiare, la direttrice del Conservatorio di Genova, Patrizia Conti. C’era tutta la politica che conta, vista l’importanza dell’evento. Almeno in spirito. Fisicamente invece c’ero solo io, con un consigliere comunale di Cornigliano. E anche queste sono soddisfazioni.

Infine un solenne annuncio. Udite, udite. Dopo circa trent’anni che scrivo sui giornali ho deciso che prenderò la tessera di pubblicista e poi cercherò di diventare giornalista. Così almeno i miei prossimi libri saranno recensiti e ospitati a dovere. Prendo atto che ormai si recensiscono solo e si annunciano solo i libri dei leader politici ma soprattutto quelli dei giornalisti, di qualunque ordine e grado. Sul loro giornale, su quello più vicino, su quello nemico (che così mostra di essere liberal). Poi sul magazine del proprio giornale. Poi nella trasmissione televisiva dove lavora l’ex compagno di redazione. Poi nella trasmissione radiofonica dove lavora la moglie del collega. Ah, è un giulebbe, un trionfo. Fateci caso. La stampa che parla di se stessa. Anzi, solo di se stessa. Stasera, per rifarmi e senza alcun giornale, vado a presentare i miei libri alla Versiliana autunnale di Montecatini. Prima passo a “Fa’ la cosa giusta”. Devo parlare a un dibattito della festa dell’”altra economia”, sotto il mio ufficio genovese. Materia da avanguardie vere. L’ho capito con qualche anno di ritardo. Mea culpa.

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