Dolci news. Traballa il governo ombra

Allegri, amici blogghisti di provata fede democratica. Il governo ombra è in crisi. Traballa e dondola. Oggi (anzi ieri, è la solita solfa di mezzanotte) si è tenuta a Roma la direzione del Piddì. La questione cruciale era, ovviamente, il mutamento di giudizio da parte di Veltroni sulla affidabilità democratica di B. Be’, non ci crederete ma non ne ha parlato nessuno. Toccato di striscio e con prudenza da Franceschini nella sua relazione, il tema è stato simpaticamente rimosso. Si è parlato di elezioni americane, di elezioni abruzzesi, di economia e crisi finanziaria, tutta roba cruciale. Ma del cuore della riunione nisba, e mica perché qualcuno lo avesse impedito. Tanto che intervenendo per penultimo (ero prodigiosamente sparito dell’elenco degli iscritti a parlare) ho sollevato il problema. Quel mutamento di analisi non può restare privo di conseguenze. Nei rapporti con i presidenti delle Camere, con il capo del governo, con il presidente della Repubblica, con il proprio elettorato, con i media e con l’opinione pubblica. E ovviamente con “lo schieramento a noi avverso”.

Pazienza, ma mica tanta. In compenso c’è stato un verso assalto al governo ombra. Specie da parte di chi rappresenta il vero “nuovo” del partito, ossia quelli che ci sono entrati senza provenire né da Margherita né da Ds. Ad esempio Luca Sofri (educatamente durissimo: Walter, ma il Pd si sta sfarinando come il governo Prodi?), o Giovanni Bachelet o una effervescente studentessa di Mondovì (volevo parlare di scuola, evabbé cercherò di sapere chi è il ministro ombra della scuola e poi le chiederò un appuntamento). Ho richiamato anche il Piddì a non limitarsi a commentare gli episodi di razzismo che costellano ormai i giornali. Ma a fare manifestazioni nelle regioni più battute dal malo vento della xenofobia. In definitiva i grandi partiti democratici del mondo si sono sempre distinti per il loro impegno contro il razzismo. Morale: Veltroni ha incaricato me e Marcella Lucidi di dar vita a una consulta sull’immigrazione. Io penso che la mobilitazione su questi temi sia una grande affermazione di valori, l’indicazione di un modello di comunità. Che sia insomma il classico caso in cui “protesta” e “proposta” coincidono. Se poi vogliono la proposta, eccola: diritto di voto amministrativo.

Una cosa ancora, però, vorrei dire. E vorrei dirla a proposito dei giornali, dopo avere scritto nei giorni scorsi che per ottenere una recensione dei propri libri bisogna avere il tesserino dell’Ordine dei giornalisti. Ho sbagliato. Devo ammettere che a volte neanche il tesserino basta. Soprattutto se si scrive dell’Opus Dei. E’ toccato a Franco Stefanoni, inchiestista di punta del “Mondo”, il quale ha scritto per Melampo “Il finanziere di Dio”, sul caso dell’omicidio Roveraro (banchiere legato all’Opus Dei), Bocciato in estate alla festa del Piddì. Non un rigo sulla stampa. Una cortina di silenzio ferreo, ma ferreo davvero. A Fra’, ma che fai il giornalista a fare?

Leave a Reply

Next ArticleOrecchie a terra. Arrivano i nostri!