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Diritti umani e garantismo palermitano
Bene, oggi grande giornata fiorentina per la scuola di formazione politica intitolata ad Antonino Caponnetto. Non credo che ci saranno i riflettori e questo per una scuola di formazione politica è sempre un bene. Si studia e si impara nel silenzio. Al massimo un bel cd per stimolare la mente e la fantasia.
Intanto rilancio l’invito a partecipare allo spezzone antirazzista della manifestazione di domani. L’appello è stato firmato da diversi artisti, intellettuali ed esponenti delle comunità immigrate. Moni Ovadia, Lidia Ravera (che ha dichiarato vincente la sua parte obbediente..), Alberto Martinelli, i registi che si sono impegnati nel film dedicato al sessantesimo della Dichiarazione universale dei diritti umani (Daniele Cini, Nello Correale, Giuseppe Ferrara, Liliana Ginanneschi, Claudio Camarca…), l’associazione culturale Rinascimento ecc. Le comunità immigrate avranno le bandiere dei loro paesi, noi quella italiana. Venite, ché si darà più vita a una manifestazione il cui senso, per fortuna, è totalmente cambiato negli ultimi mesi. Ormai lo capisce anche un bambino: non è più quella annunciata a luglio, è un’altra cosa. Berlusconi ci batte, Berlusconi ci rilancia.
Caso Mannino, infine. Qui il problema non è l’assoluzione. Quella ci può stare, è affar dei giudici. La questione è la corsa alla beatificazione morale dopo l’assoluzione. Uno può non avere commesso reati ma nulla cancella le sue complicità, alcune delle quali altamente simboliche, a partire dalla scelta di fare da testimone di nozze al matrimonio del figlio di Leonardo Caruana, famiglia di narcotrafficanti transoceanici. Dice: è stata rovinata una carriera politica. Veramente è ancora in Senato, che cosa doveva fare, il capo del governo (oddio…)? Dice ancora: è stato in carcere. Non è bello, lo so, ma ai tempi il concorso esterno in associazione mafiosa veniva riconosciuto con criteri (secondo me giustamente) più larghi di quelli da poco fissati dalla Cassazione. Era carcere preventivo? Sì, ma vorrei sentire questi discorsi a proposito di qualche immigrato buttato dentro per qualche piccolo sospetto o perché finito in una retata alla “chi c’è c’è”. Finalmente dei giudici garantisti? Non lo so. Quel che vi posso dire è che nella corte che ha assolto Mannino ritroviamo un giudice che era anche nella corte che ha assolto Giulio Andreotti. Di lui posso dire che è così garantista che ai tempi faceva pubblici commenti nei salotti palermitani proprio sulla (delicatissima) materia che stava giudicando. Segnatamente accreditando le balle diffamatorie che su mio padre raccontava il maresciallo delle allora guardie carcerarie Incandela, di cui mi sono occupato per iscritto più volte. Insomma, io del garantismo ho francamente un’altra opinione. E penso che quando si usa questa parola bisogna sempre capire di che garantismo si tratta. Assolvere non è garantire il diritto. E accusare non è perseguitare. Caponnetto, per capirsi, era fior di garantista. Eppure istruiva le accuse…
P.S. Ragazzi, e questo ministro dell’Istruzione che dice “egìda” in parlamento? E poi dice che uno si butta a sinistra. Poveri studenti…
Nando
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