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Sperando Obama. Piccola proposta per salvare il Pd
Dice: perché false? Semplice. Perché voteranno solo gli eletti del partito e i dirigenti dei circoli. Nemmeno gli eletti nell’assemblea provinciale, capito? Ossia un numero di persone più basso di quelle che eleggono un segretario in un normale congresso cittadino. Sì, più basso. Primarie clandestine, altro che apertura delle decisioni di partito agli elettori più attivi e più impegnati. Un bel fico. Il guaio è che l’andazzo si era capito dall’inizio e qualcuno di noi ha pure cercato di denunciarlo apertamente. Tutto inutile. Qui il vecchio corpo di partito (dei due partiti fondatori) ha il coraggio di don Abbondio, si adegua a tutto. Prima si ciuccia come ovunque le liste bloccate. Poi si ciuccia la lottizzazione di segretari regionale e provinciale. Infine un criterio di elezione del coordinatore della città (Milano!) che esclude i militanti più di prima. Questa è la parabola del fu partito aperto, che oggi ho denunciato sul Giornale. Sì, quello di B, perché sulla stampa amica dotata di cronaca locale è vietato disturbare il manovratore.
Che invece va disturbato perché, lo ripeto, questo Piddì ha bisogno di un terremoto. La società si sveglia, si muove, scorre a fiumi nelle strade, cerca nuove forme di partecipazione e noi chiudiamo quelle esistenti. La mia proposta intanto è questa. Apriamo tanti nuovi circoli del Pd, anche senza autorizzazione, voglio vederli dire di no ai propri elettori o militanti organizzati. Io lo farò. Me l’hanno chiesto in tanti, di aprirne uno sulla legalità, da Pietro artigiano fantasista a Paola docente universitaria. Devono sorgerne altri, tanti altri, che facciano politica con la cultura del partito democratico. Che si impongano per quello che fanno. Che portino in città (nelle città?) un’altra politica, riconoscimento o meno. Bisogna scuotere tutto. O finiremo sotto le macerie della cittadella, schiacciati dalla paura della democrazia di un pugno di dirigenti. Quelli che Obama è meglio di no.
Nando
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