Sperando Obama. Piccola proposta per salvare il Pd

Vedo in tivù i servizi sulle elezioni americane e sento il cuore che mi si smuove alla sola idea che possa vincere Obama. All’idea che il popolo portato secoli fa in catene  in una terra sconosciuta abbia il suo primo presidente. Sono certo che se avvenisse sarei capace di commuovermi, senza alcuna retorica. E sono anche certo che senza primarie vere Obama non sarebbe mai stato il candidato dei democratici americani. Ecco, primarie vere. Basta la parola e dal mondo lo sguardo mi arriva giù diritto nel cortile di casa. Al partito democratico italiano; anzi a quello milanese. Che terrà tra pochi giorni le sue false primarie per eleggere il suo segretario cittadino. Il quale, esattamente come si voleva in “alto” loco, non conterà una prugna proprio perché figlio di false primarie.

Dice: perché false? Semplice. Perché voteranno solo gli eletti del partito e i dirigenti dei circoli. Nemmeno gli eletti nell’assemblea provinciale, capito? Ossia un numero di persone più basso di quelle che eleggono un segretario in un normale congresso cittadino. Sì, più basso. Primarie clandestine, altro che apertura delle decisioni di partito agli elettori più attivi e più impegnati. Un bel fico. Il guaio è che l’andazzo si era capito dall’inizio e qualcuno di noi ha pure cercato di denunciarlo apertamente. Tutto inutile. Qui il vecchio corpo di partito (dei due partiti fondatori) ha il coraggio di don Abbondio, si adegua a tutto. Prima si ciuccia come ovunque le liste bloccate. Poi si ciuccia la lottizzazione di segretari regionale e provinciale. Infine un criterio di elezione del coordinatore della città (Milano!) che esclude i militanti più di prima. Questa è la parabola del fu partito aperto, che oggi ho denunciato sul Giornale. Sì, quello di B, perché sulla stampa amica dotata di cronaca locale è vietato disturbare il manovratore.

Che invece va disturbato perché, lo ripeto, questo Piddì ha bisogno di un terremoto. La società si sveglia, si muove, scorre a fiumi nelle strade, cerca nuove forme di partecipazione e noi chiudiamo quelle esistenti. La mia proposta intanto è questa. Apriamo tanti nuovi circoli del Pd, anche senza autorizzazione, voglio vederli dire di no ai propri elettori o militanti organizzati. Io lo farò. Me l’hanno chiesto in tanti, di aprirne uno sulla legalità, da Pietro artigiano fantasista a Paola docente universitaria. Devono sorgerne altri, tanti altri, che facciano politica con la cultura del partito democratico. Che si impongano per quello che fanno. Che portino in città (nelle città?) un’altra politica, riconoscimento o meno. Bisogna scuotere tutto. O finiremo sotto le macerie della cittadella, schiacciati dalla paura della democrazia di un pugno di dirigenti. Quelli che Obama è meglio di no.

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