Marco Fusi. Concerto per obiettori israeliani

Marco Fusi, chi era costui? Scommetto che molti di voi se lo staranno chiedendo. Dirò la verità: me lo sono chiesto anch’io la prima volta che me lo sono trovato dall’altra parte del cellulare, un po’ infastidito per l’ennesimo sconosciuto che mi raggiungeva su un numero che dovrebbe essere superprotetto. Be’, Marco Fusi è un grande musicista. Stavolta i miei amati conservatori non c’entrano nulla, almeno credo. Fusi organizza concerti a sostegno di quei millecinquecento obiettori di coscienza israeliani di cui quasi nessuno sa nulla. Giovani, anche militari, anche decorati, che hanno difeso la patria Israele ma che non vogliono sparare sui palestinesi sui loro territori. E che pagano con restrizioni alla libertà (leggasi carcere) questo loro impulso di pace. Una causa ignota quanto nobile. Marco la difende e la pubblicizza e la sostiene facendo quasi tutto da solo, con l’aiuto di un po’ di associazioni certo, ma l’anima è lui. Arriva con il suo cappello a falde su nuvole di capelli, con l’abito un po’ stazzonato, le tasche che paiono quelle di Tiramolla (do you remember?) tanto sono gonfie di cose, magro e timido. Spiega perché ha organizzato il concerto e poi inizia a far musica con i suoi compagni. Lui al clarino, che suona divinamente. Poi due italiani, un russo e un moldavo. Musica ebraica, echi balcanici, tanghi fantastici. E’ avvenuto tutto a Milano al San Fedele, da dove sono appena tornato (e che con l’occasione ho misurato bene, visto che a febbraio si terranno lì cinque giorni di “Poliziotta per amore” riservati alle scuole).

E’ stato un successo. Il teatro era praticamente pieno e la richiesta dei bis è partita già dopo il secondo pezzo. Ecco, una volta di più mi sono meravigliato nel constatare quante persone ci siano in giro a fare cose buone mentre noi diciamo nelle nostre cene che “e nessuno fa niente”. E contemporaneamente mi sono meravigliato, una volta di più, nel constatare quanti intellettuali di fama non mantengano la loro parola verso queste persone generose e meno conosciute. Marco aveva annunciato, senza barare, molti ospiti importanti e seri. Che non sono comparsi, con le motivazioni più diverse. O senza neanche preoccuparsi di dare motivazioni. Ecché, si fa così? Risposta: no. Anche se uno ha le tasche da Tiramolla e i capelli come nuvole. E anche se non è una star. Proposta: e se uno così lo facessimo diventare noi una star? Oh, con i blog e con i siti hanno fatto vincere Obama…

P.S. per Pielle: non ho scritto sul Giornale. Ho rilasciato un’intervista a gentile richiesta.

P.S. per altri amici: non mandatemi messaggi privati sui temi del Blog. Intervenite, testoni!

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