Tolleranza zero, ma i criminali non lo sanno

(l’Unità, 13 novembre 2008) – Dice che c’era la tolleranza zero. Che la prostituzione sarebbe stata sgominata, denunciati anche i clienti, ripuliti i marciapiedi. Sarà, ma sotto casa mia a Milano le prostitute spuntano e si moltiplicano come funghi. Mai state prima in vent’anni, da qualche mese si materializzano ogni sera. Giovanissime, bambine, straniere. Clandestine, ovviamente. Ho detto a mia figlia, timorosa dei rientri a casa, di stare tranquilla, che quando la malavita si impadronisce del territorio non si rischiano né stupri né rapine. L’ho detto con vergogna, pensando che io della sicurezza avrei proprio un’altra idea. Finalmente persuaso che la tolleranza zero è solo l’abracadabra di un mago impotente e rancoroso.
Dice, ancora, che quello che bisognava temere non era tanto la mafia o la finanza criminale, perché le gente comune mica ha a che fare con Riina o con Sindona, ma si sente sicura o ha paura a partire dalle piccole cose, dalla criminalità diffusa detta “micro”. La violenza di strada, per esempio, o i delitti in villa. Ed ecco che per la strada, non la mafia o la finanza criminale, ma la violenza diffusa detta “micro” riduce in fin di vita una coppia di turisti e poi un cittadino inglese o americano e poi uno cinese. Ecco ubriachi o cocainomani che più di prima fanno stragi con le auto. Ecco bulli di strada o di negozio che sprangano a morte un italiano di colore o danno fuoco, così, per gioco, a un innocuo barbone. Ecco picchiatori per vocazione che sentono improvvisamente il richiamo della foresta, come quando da bambini si gridava in cortile “liberi tutti!”, e prendono a mazzolare come in una enorme arancia meccanica sui treni, nelle piazze, davanti ai bar, vicino o dentro agli stadi. Ecco ignoti che entrano in ville di gallonate dinastie lasciandoci cadaveri. Nessuno deve avergli detto che c’è la tolleranza zero.
Non lo sapevano neanche i camorristi, che c’era la tolleranza zero. Hanno ucciso liberamente, alla faccia dei soldati immortalati in missione sicurezza. Il ministro Maroni va in Campania e in Sicilia e compie meritori gesti simbolici. Ma neanche lui basta a cambiare la famosa “percezione” dei camorristi, che evidentemente si fonda su altri, diversi parametri. Forse sulle parole dette in libertà da chi comanda, o sulla propaganda politica, o sulle barzellette d’epoca. Una serie impressionante di delitti vecchi e nuovi sta dilagando nel paese. Ma su nessuno di loro, state tranquilli, vedremo decine di trasmissioni televisive. Nessuno diventerà una truce soap: non sarà né Cogne né Erba né Garlasco. Perché la tolleranza zero non si tocca. Compresa quella verso chi volesse raccontare un paese in carne e ossa in cui la paura sta diventando grande più di prima.

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