Diaz. Ovvero come ti faccio a pezzi lo Stato (era meglio una volta)

Rieccoci alla Diaz, quindi. Pessima, inquietante, indecente la lettera che Canterini, il comandante di quel folle assalto notturno, ha scritto ai suoi “ragazzi”. Roba da radiazione. Troppe davvero le allusioni criptate su fatti giudicati da un tribunale della Repubblica. Un campionario di omertà e di messaggi trasversali. Una “patriottica” rivendicazione del proprio operato, resa torbida dalla contemporanea rivelazione di avere sempre condiviso l’immagine che di quella irruzione diede il suo vice Michelangelo Fournier: una “macelleria messicana”. Torbido quel riferimento ai “passamontagna” e ai “bastoni” che certo non erano appannaggio di chi dormiva inerme alla Diaz. Ci furono dei “volontari della violenza”, masse di infiltrati con la missione di pestare a morte? Venne applicata la dottrina Cossiga, e fino a che punto? Lo si dica. L’onore della divisa vale più del proprio posto.

Come che sia, a Genova si diceva da giorni che la Corte sarebbe andata nella direzione che si è poi dimostrata tanto gradita dal governo di oggi e di allora. E se si assolve quando le responsabilità sono chiare e i fatti sono ripresi dalle televisioni di tutto il mondo, figurarsi che verità si potrà mai avere dai processi sulle stragi.

C’è una cosa però che vorrei dire. Ricordo che quando nel ’77 scappò dall’ospedale del Celio il “comandante” Kappler, passato alla storia come il boia delle Fosse ardeatine, saltò per responsabilità oggettiva il generale dei carabinieri che comandava l’Italia centrale. Probabilmente lui non c’entrava nulla. Sicuramente il governo (toh, Andreotti; e agli Interni Cossiga…) aveva fatto un accordo con la Germania (o con la P2?) per la liberazione clandestina del boia, che -ci si giustificò- era stato portato fuori in una valigia (!!!). Fatto sta che Kappler era sotto la sorveglianza dei carabinieri. E dunque il generale venne rimosso. Per responsabilità oggettiva. E invece gli alti gradi della polizia che erano alla Diaz, e che udivano le urla terrificanti di dolore e di paura di chi era dentro senza muovere un dito, loro che avevano ordinato l’operazione, e che poi ordirono i depistaggi, quelli niente? Ma lo sanno questi probi giudici che cosa vuol dire azzerare il principio di responsabilità in uno Stato? Che nessuno risponderà più di quel che fanno i propri sottoposti. Che un preside non sarà responsabile di quello che farà sotto i suoi occhi un proprio insegnante, un direttore generale di quel che farà sotto i suoi occhi un proprio impiegato. Non è “solo” (si fa per dire) la fine dello Stato di diritto. E’ la fine dello Stato in assoluto. Fatto di gerarchie, di poteri e di responsabilità. Bel lavoro, complimenti.

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