Lezioni al chiuso, lezioni all’aperto (tutti all’Ortomercato!)

Alla fine di una settimana vagabonda come poche, eccovi alcune buone notizie. La prima è che mi hanno rubato l’auto. Quasi non ci credevo. Un cromone del ’94. Mi sembra che non arrivasse ai 50mila chilometri. Una sapiente armonia di lamiere uscita dalle sperimentazioni giovanili dei miei gracchi. Era un po’ che mi chiedevo che farne. Tra bollo, assicurazione, benzina, manutenzione, 200 euro di multa in media al mese (a Milano si multa per diporto), l’ansia di trovargli un posteggio nelle notti di pulizia della strada, non ne potevo più. Per me che sto a casa due-tre giorni a settimana (se va bene) e prendo i mezzi pubblici e viaggio in treno o aereo, è più economico usare il taxi quando c’è bisogno. Il ladro non abbia soprassalti di bontà, non mi faccia ritrovare nulla sotto casa o lo inseguo a randellate. Anche se Dora è di altro avviso. In effetti il Cromone le sue battaglie le ha fatte e verrà forse il momento in cui lo rimpiangeremo, proprio come il vecchio terzino di riserva che si fa trovare sempre pronto nel momento del bisogno.

La seconda buona notizia è che ho fatto ufficialmente il mio rientro nell’ insegnamento accademico. Una lezione per aprire il seminario in dieci sessioni su criminalità e colletti bianchi organizzato da università di Palermo e Csm. Regista Alessandra Dino, brava e tenace sociologa palermitana di Scienze della formazione, moglie di Francesco Petruzzella, estensore, nell’87, del celeberrimo documento di condanna della polemica di Sciascia contro i “professionisti dell’antimafia”. Francesco e altri due scalcinati ragazzi del coordinamento antimafia: erano loro i “poteri forti” del “conformismo” contro cui si scagliarono tutti i partiti, tutti i sindacati e tutti i giornali in nome dell’”anticonformismo”. Roba dimenticata, come tanta storia di mafia e antimafia che è incredibilmente assente dalla letteratura degli studiosi di mafia d’oggi, tutti chini sui pochi, soliti saggi e sugli atti giudiziari e di polizia. Ne riparleremo. Comunque insegnare con taglio accademico-civile è proprio bello. Specie se lo fai insieme, come mi è capitato, con il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, che di criminalità e colletti bianchi se ne intende.

La terza buona notizia è che oggi a Casalecchio di Reno ho conosciuto Orsini. Non il mitico Orsini dei gazebo militanti milanesi. Un altro, 80 anni pure lui. E per me subito mitico pure lui. Era carabiniere con mio padre a Corleone. Ventinove anni il capitano, venti lui. Si è commosso, io pure (l’avreste detto?). C’era la messa per la Virgo Fidelis, patrona dell’Arma. Be’, dico, dovevo andare lì per sentire chiedere nell’”ascoltaci Signore” che i mezzi di comunicazione non esaltino più l’effimero ma diano conto delle testimonianze più nobili della vita di ogni giorno?

La quarta buona notizia è che giovedì sera è nata ufficialmente Libera Val d’Aosta. Ci mancava (la Liguria arriverà il 29). La segretaria è Marika, una che ci crede, che ha fatto un’originale tesi di laurea su media e memoria delle vittime di mafia. E che di mestiere fa la cassiera al supermarket. L’ho trovato bellissimo. Non per lei, che avrà certo studiato con altre speranze. Ma per Libera, perché penso che in nessun partito farebbero segretaria regionale una cassiera.

La quinta buona notizia è che lo spettacolo teatrale di Marco Travaglio (Promemoria) è proprio bello. Divertente e amaro. L’ho visto ieri sera. Si sentono dire cose che si sanno (meglio: che io so) ma che si vorrebbe non si dicessero mai. E dunque fa piacere, nel senso che dà un senso di libertà morale, ripassarle tutte e tutti insieme. Se arriva nella vostra città, vedetelo; a Milano c’è il pienone.

E a proposito di lezioni accademiche, ricordate: mercoledì mattina alle 11 terrò una lezione all’aperto davanti all’Ortomercato di Milano (via Lombroso) sulla storia della ‘Ndrangheta in città. Simbolico e necessario, all’inizio della carovana lombarda di Libera per la legalità.

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