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Alta velocità. E bassa civiltà
Eggià, hanno inaugurato l’alta velocità, loro. Spazi sfollati alla stazione centrale di Milano in pieno sabato pomeriggio, viaggiatori divisi di qua e di là come le acque del Mar Rosso da Mosé. E poi ecco arrivare le autorità in bella formazione per battezzare il prodigio dei prodigi. Intanto, volete sapere che cosa succedeva nella stessa stazione dove avveniva il miracolo? Nessun distributore automatico dei biglietti funzionava, mentre la gente si accalcava alla disperata davanti agli sportelli manuali, ovviamente nel caos inenarrabile del grande evento. Di più: non funzionavano neanche i tabelloni delle partenze e degli arrivi, sicché la gente che era riuscita a fare i biglietti non sapeva poi da dove partire e passava di qua e di là per vedere che treno c’era sui singoli binari, ma sempre cozzando contro lo schieramento di forze dell’ordine che teneva sgombera tutta la parte centrale della stazione. Ecco. Questa è l’alta velocità. Contro la quale non sollevo qui alcuna questione ambientale. Dico solo che è una follia investire tanto per metterci un’ora in meno ad arrivare a Roma quando tutto il sistema fa schifo, quando uno come me (e non parlo dei pendolari…) che passa in treno più ore che in casa sua ha le orecchie piene di quella frase da strapazzo “Trenitalia si scusa per il disagio”. Ma ficcatevelo in bocca il disagio, accidenti, voi con quel Moretti supermanager che (primo caso nella nostra storia televisiva, già bifolca di suo) si presenta all’intervista a Telecamere masticando la chewingum.
A farla breve. Molti passeggeri sono riusciti a partire con il fiatone e senza biglietto. Tra loro Emilia, mia consorte biondina. Rassegnata a pagare la multa. Mi ha chiesto, sedendoci, quanto sarebbe costata. Le ho detto che mi sembrava che costasse il triplo del biglietto. Ma essendo noi in seconda classe su un Milano-Como non sarebbe stato tantissimo. Invece abbiamo saputo, trasecolando, che la multa è di cinquanta euro. Ossia: prima non ti fanno fare il biglietto poi ti stangano, come accade anche sui tram a Milano. Passeggeri furibondi. C’era uno spagnolo che non ci credeva e accusava impazzito nel suo italiano: qui non funziona niente e ci rubate. Già, l’alta velocità, conquista dei popoli. Il guaio è che da noi ogni conquista tecnologica è accompagnata dall’arretratezza civile, delle infrastrutture, dei servizi e soprattutto della testa.
Meno male che a Como c’era un pezzo dell’Italia civile. C’era la scuola superiore dei diritti umani, animata da due insegnanti, un lui e una lei, Giampaolo e Celeste, entrambi casertani, quei tipici insegnanti fannulloni che vengono dal sud e lavorano il doppio degli altri. Bravissimi. Ho rincontrato Marco Fusi il musicista delicato e Michela Buscemi, eroina delle mie “Ribelli”. E’ stata letteralmente fantastica. Invitatela e non vi pentirete. Come spiega lei l’omertà in cui cresce la mafia non lo spiega nessuno.
Nando
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