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Jovanotti e Jan Palach
Freddo polare ovunque, accidenti. Speriamo, oltre ad altre cose più serie (i clochard assiderati, per esempio), che non ne risenta il concerto di Jovanotti a Genova. A proposito del quale vi segnalo, giusto per sorriderne, l’attacco sferrato contro il comune di Genova e il sottoscritto dall’associazione degli albergatori genovesi. Sapete che pensata si sono fatti? Che la crisi del turismo è colpa del Comune, il quale non fa niente. Niente a Natale. Poi a Capodanno una roba ordinaria, quel Jovanotti lì che non porterà nessuno. Il problema è, hanno detto, che qui non si promuove la città, si può sapere che fa quel dalla Chiesa? Proprio così. Ripeto, ripeto. Capodanno con apertura della mostra di De André, alla quale il Corriere l’altro ieri ha dato tre (tre!) pagine. E poi concerto speciale di Jovanotti al Porto antico. Ma me lo sapete dire chi diavolo fa qualcosa del genere in tutta Italia? Ma se quasi ovunque ci sono funamboli, dj, a Venezia c’è addirittura il “bacio collettivo in piazza”, e solo a Roma c’è la Nannini e a Napoli Silvestri? Promuovere la città? Ci sono state la bellezza di dodici trasmissioni televisive nazionali che dall’8 dicembre a oggi hanno parlato di quel che si fa a Genova. Il guaio è che l’immagine di una città la si fa anche parlando a vanvera sulle pagine dei giornali. E non la fanno solo i lustrini e le luminarie, purtroppo o per fortuna.
Vi consiglio, cambiando tema, di andare su www.perricordarejanpalach.eu. Il sito è stato allestito in fretta e furia da miei amici del Movimento studentesco di Milano, sessantottini per intendersi, guidati da un frenetico Sergio Vicario. L’idea è di andare a Praga per il quarantesimo anniversario del giorno in cui (era un 16 gennaio) quello studente di filosofia si diede fuoco contro i carri armati del comunismo sovietico. E di chiedergli idealmente scusa per non avere capito allora la grandiosità del dramma politico, del gesto, degli ideali coinvolti. So che ci andrà, dopo qualche tentennamento, anche Capanna. Io se ci riesco ci vado. So che può sembrare retorico, ma me lo dissero anche allora che era retorico compiangerlo e ammirarlo, Jan Palach. Sul sito fra l’altro potete ascoltare (in francese), in accompagnamento a un video d’epoca, una bellissima canzone di Adamo, del quale ci hanno fatto ascoltare allora tante mielose canzoni in italiano ma non questa, che mi sembra invece la più bella.
E dal momento che parliamo di video, occhio che è in arrivo su questo Blog il mio “Discorso alla nazione” del 31. Un’anticipazione? Avrò addosso un maglione blu, che è diventata una condizione necessaria e sufficiente per fare le interviste da veri leader politici. Guai a chi si fa beccare in giacca e cravatta la domenica. Il maglione blu ci vuole…
Nando
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