Apologia di reato

(l’Unità, 17 gennaio 2009) – Leggete e stupite: “Visto il brutto andazzo che ha preso la politica italiana per mano dei suoi rappresentanti sempre più corrotti, più bugiardi e malavitosi, comincio anch’io a pensare, come tanti altri, che forse la mafia non è poi così male! Pensate: (…) milioni di persone vengono mantenute in buona salute e ai loro figli viene garantito un lavoro, vengono protetti meglio delle nostre forze dell’ordine, il pizzo da pagare è minore della tasse statali e comunali messe insieme, e ai suoi adepti viene elargito uno ‘stipendio’ più che dignitoso. (…) E poi non sono così sicuro che nel nostro governo ci siano tutte persone al di sopra di ogni sospetto, per cui, tanto vale!”. Questa gemma di cultura mafiosa è uscita in forma di lettera il 7 gennaio su “Metro”, quotidiano gratuito. Firmata “Giovanni”. Senza commento. Domanda. Chi pubblicherebbe una lettera in cui si affermasse che di fronte alla vita noiosa e grigia che tocca a un giovane in questa società ingiusta e senza ideali tanto vale diventare terroristi? Magari firmato “Giuseppe”? Pensiamoci: una lettera anonima per veicolare un messaggio micidiale. Scritta verosimilmente da uno che la sua scelta di campo già l’ha fatta, come qualunque esperto è in grado di capire dal linguaggio e dagli aggettivi e da quell’impagabile “come tanti altri”. Senza che nessuno si prenda la briga di dire a “Giovanni” e soprattutto ai lettori: “Giovannino, ma lo sai che la politica malavitosa (che ti fa schifo) e la mafia si tengono per mano?”. Oppure: “Giovannino, ma tu lo stipendio ‘più che dignitoso’ saresti disposto a prendertelo per spacciare droga o uccidere esseri umani?”. Troppa fatica.

Ma la rubrica delle lettere di “Metro” è in buona compagnia. Poche settimane fa “La Sicilia” di Catania ha pubblicato un lungo intervento di Nitto Santapaola senza presentazioni e senza aggiunte, tipo “riceviamo e volentieri pubblichiamo”, quasi un editoriale. Pochi giorni fa il “Corriere” ha ospitato l’ennesima intervista di Aldo Cazzullo a Francesco Cossiga in cui il presidente emerito spiega che i rapporti della politica con la mafia sono stati “non  sempre a fin di male” (la consegna di Giuliano). Senza la minima obiezione. Mentre in rete i fan club di Totò Riina se la spassano  esaltando i boia mafiosi e dileggiando le vittime. C’è da sperare che la polizia postale abbia avuto disposizione di individuare gli spensierati accoliti e che qualcuno voglia perseguirli. Perché, senza riandare a chi definì “eroe” un boss pluriomicida (guai a criminalizzare…), il tema è se questo paese sa avere una straccio di reazione allo sconcio continuo o tutto è accaduto inutilmente.

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