Il Conchetta. Le prostitute. E il ministro della paura


Ma l’avete sentito Albanese ieri sera da Fazio, mentre faceva il verso all’ottimismo di B.? Semplicemente fantastico. Fantastico anche il modo in cui si è sbarazzato dello scomodo interrogativo sulla realtà. Che ne fa della realtà? Dove la mette? Un po’ di smarrimento, lui e il suo seguito, poi il colpo di reni: la realtà? ‘ntuculo la realtà…

Già la realtà della sicurezza a Roma. Gli stupri e le violenze. Che sarebbero finiti cambiando sindaco, si giurava, era Veltroni il responsabile. Ora Pecorella ammonisce che non ce la si può prendere con Alemanno, che era sbagliato anche prima prendersela con il sindaco. Be’, poteva dirlo subito, comodo adesso. In realtà trovo grandioso che la destra faccia acqua proprio sul piano della sicurezza, devo dire che li credevo meglio. I clandestini si moltiplicano, in barba alle leggi e alle facce feroci. A Roma, a quanto pare, i delinquenti si muovono con un certo agio; e ci si guida la macchina da omicidi, nonostante i militari per le strade. A Milano le prostitute minorenni si moltiplicano, mai viste tante. Ormai le si vede effettuare le proprie prestazioni nelle auto, per strada, davanti ai portoni e ai cancelli d’ingresso delle case, anche a mezzanotte, anche messe in seconda fila. Ricevo lettere di cittadini che mi chiedono di intervenire perché una cosa del genere non la si era mai vista. D’altronde se salti la pensione a ore il cliente paga di meno. Tolleranza zero, tolleranza zero, dicevano, gridavano. Pagliacci.

Invece si chiude il centro sociale Conchetta, lì sì tolleranza zero, perbacco. Lì sì che bisogna ristabilire l’ordine, anche se tutti sappiamo che nella grandi città i centri sociali agiscono come surrogato di quel che non c’è, che danno incontro e cultura. Cultura antagonista certo, ma anche quella ha il diritto di esistere, e l’abusivismo diventa un problema rimediabile se solo si ha un’idea della complessità del governo sociale. Io in proposito mi sono formato una convinzione: che a questa destra dell’ordine non freghi quasi nulla (con le debite eccezioni), altrimenti non ci sarebbe quel che accade a Roma e Milano; ma le freghi invece molto se può usare l’ordine per urlare e non discutere di altro (la realtà, appunto). Un po’ come le guerre. Un po’ come le celebri armi di sterminio di Saddam. Allora il Leoncavallo. Allora il Conchetta. O il campo Rom. Per poi accusare la sinistra di stare con chi imbratta per reazione una vetrina, o di difendere i ladruncoli.

Di fronte a questo fatemi elogiare allora l’accordo che il comune di Genova ha fatto con le prostitute indipendenti delle vie del centro storico. Nessun proclama, nessuna guerra santa. Non le cantò forse De André le prostitute dei vicoli? Che fare dunque, snaturare Genova senza riuscirci? No. Voi, si è detto loro, non state più per strada in modo indecoroso, seminude, non infastidite più quelli che passano e rimanete lì. Le vie saranno più vivibili e anche più sicure. A negoziare è stata l’assessore Roberta Papi, ex sindacalista che ha sempre abitato nel centro storico e che, da ragazza, quando tornava tardi dalle riunioni si sentiva più protetta da quelle presenze in strada. Anche perché proprio le prostitute l’avevano salvata una notte da una rapina. Realismo ci vuole, tolleranza e senso della misura in ogni direzione. Altrimenti ci aspetta una cultura astiosa e inferocita; e intorno insicurezza e indecenza. L’ideale (grande Albanese!) per nominare sul serio il “ministro della paura”.

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